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Panorama / Economy

La guerra dell’Amarone: “A noi piace raro e caro” ... Giù le mani dall’Amarone, il boom della produzione del pregiato vino della Valpolicella (nel 2011 verranno messe sul mercato 15 milioni di bottiglie, mentre l’attuale assorbimento è di circa 8 milioni) ha messo in allarme dieci famiglie storiche del nobile vino. “L’Amarone deve rimanere raro e caro” attacca Sandro Boscaini, presidente del
gruppo Masi e capofila della neonata associazione che vale il 55% dell’intero valore dell’Amarone. “Rifiutiamo le logiche low cost e l’omologazione del gusto per compiacere i palati anglofoni”.
Se a Montalcino da anni si discute se ammorbidire il disciplinare del Brunelle (lo stesso vale per il Montepulciano e per il Cirò),
le dieci famiglie della Valpolicella, in netta controtendenza, vogliono difendere l’identità del loro vino, apprezzatissimo sui mercati esteri, che assorbono il 70% della produzione. “Stop alle imitazioni da bancarella” afferma Boscaini “la grandezza dell’Amarone sta nella capacità di esprimere il territorio e la sua storia”.

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