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Panorama / Economy

Adesso il supertuscan si fa dolce ... Parla Giovanni Geddes da Filicaja. Da dieci anni guida una delle aziende enologiche più prestigiose d’Italia, l’Ornellaia di Bolgheri. “Quest’anno prevediamo una crescita del 14%” dice. E rivela: “Stiamo sperimentando un vino da dessert in una terra di rossi”... I celebri cipressi “alti e schietti” di Bolgheri lasciano il posto ai filari di Merlot e Cabernet Sauvignon che fanno di questo spicchio di collina appoggiata sul mare il feudo preferito della nobiltà dell’enologia italiana. Qui i marchesi Lodovico Antinori, fondatore della Tenuta dell’Ornellaia oggi di proprietà dei marchesi Frescobaldi; Piero Antinori, con il suo Guado al Tasso; Incisa della Rocchetta, padre del Sassicaia, e anche il piemontese Angelo Gaja hanno inventato un prodigio di vino, prima ancora del terroir, come dicono i francesi. Da una ventina d’anni il Super Tuscan soddisfa i palati più raffinati e si è conquistato i riconoscimenti della critica internazionale fino a diventare creazione d’arte, battuta alle aste di Christie’s a Londra o di Sotheby’s a New York. Un bene di lusso, un investimento migliore della Borsa. A Bolgheri il cerimoniale impone le sue regole, perché il prezzo e l’etichetta non sono tutto. Il modello ricalca i grandi Châteaux bordolesi. Bordeaux e la sua “allure”. Solo un vino italiano è riuscito a intrufolarsi in quella secolare, inaccessibile Place de Bordeaux, dove un pugno di “negociants” muove i fili del commercio mondiale dei più prestisiosi Cru. Il Masseto, annata 2006, della Tenuta dell’Ornellaia. “È stato un grande successo che conferma la qualità del nostro Merlot” afferma Giovanni Geddes da Filicaja, numero uno della Tenuta dell’Ornellaia. “Essere a Bordeaux rappresenta un privilegio”.
Da dieci anni amministratore delegato della Tenuta dell’Ornellaia a Bolgheri (Livorno), un po’ fiorentino, un po’ scozzese, Geddes oggi è l’anima dell’Ornellaia. Passeggiando tra le vigne e la cantina racconta la cura e la passione per i dettagli, gli aneddoti della vendemmia, le annate favolose del 1997, del 2001 e del 2004 con i massimi riconoscimenti di Wine Spectator, la “Bibbia” dell’enologia, e di Robert Parker, l’“advocate” dell’avventura con Robert Mondavi. E la voglia di andare ancora avanti, sussurra osservando in controluce un bicchiere di Masseto 2006. Ottima annata.

E come sarà quella che sta per iniziare?

È stato un anno secco e caldo: alcuni vigneti hanno raggiunto una perfetta maturazione anzitempo. Ma la vendemmia andrà avanti fino a ottobre. Ci prepariamo a un raccolto ricco e promettente.

Come avviene la selezione delle uve?

Abbiamo 97 ettari vitati con caratteri diversi e tante scelte possibili. I vigneti vengono trattati come se dovessero essere destinati all’Ornellaia. Il processo della ricerca della qualità comincia nei vigneti e finisce in cantina. Solo al termine di questo processo decidiamo a quale vino attribuire l’etichetta.

Come siete riusciti a costruire un brand mondiale come Ornellaia?

Bisogna rendersi conto che il mondo è guidato dall’economia. Se c’è la capacità di vendere un vino a un prezzo adeguato, allora possiamo metterci tutto l’impegno per continuare a migliorare la produzione.

Ma là fuori c’è il mercato...

Con Ornellaia siamo riusciti a far comprendere ogni piccolo passo al rivenditore e al consumatore.

E quali sono i passi più importanti?

La posizione di Ornellaia è abbastanza forte in termini qualitativi, abbiamo continuato a creare qualità assoluta, investendo in tutti gli aspetti di marketing, senza mai fare il passo più grande della domanda. E qui la funzione fondamentale è il polso del mercato.

Quali sono state le grandi svolte dell’Ornellaia?

Tutti gli step sono determinanti. Per Masseto certamente sono stati i 100 punti di Wine Spectator nella vendemmia 2001; il passaggio del primo vino al mondo che non sia bordolese sulla Place de Bordeaux per il 2006. L’annata 1998 di Ornellaia è stata nominata il primo nel mondo da Wine Spectator. Ma ricordiamoci sempre che alla base del successo di Tenuta dell’Ornellaia c’è la condivisione di lavoro di tutto il team.
Quanto conta il giudizio della critica?

I riconoscimenti contano per qualsiasi vino: servono ad affermare la qualità mondiale di un prodotto, soprattutto quando soffiano venti di crisi.

Come avete chiuso il bilancio 2008?

Abbiamo registrato un fatturato a 17,2 milioni di ricavi, con un aumento del 5% rispetto al 2007, e siamo riusciti a distribuire i dividendi.

Con questa crisi, teme contraccolpi sul fatturato di Ornellaia?

Siamo perfettamente consapevoli che è finita l’epopea dello show della ricchezza e i vini di lusso potrebbero subirne le conseguenze. Noi quest’anno ci attendiamo una crescita del 14%, un dato in controtendenza con gran parte del mercato.

Il calo dei consumi vi spaventa?

Il mercato mondiale del vino è in una fase di downtrading. I consumatori continuano ad acquistare vino in quantità, ma di prezzo inferiore.

E voi come pensate di difendervi?

La nostra regola d’oro è quella di offrire quanto o poco meno di quello che il mercato è in grado di assorbire.

Ma non si vive solo di Ornellaia.

Nell’ottica della diversificazione abbiamo portato sul mercato nuove produzioni: Serre Nuove e Le Volte rappresentano un ottimo rapporto qualità-prezzo.

Avete in mente qualche altra novità?

Abbiamo un progetto interessante che sta procedendo: un vino da dessert, già alla sua terza vendemmia, ma non abbiamo ancora deciso come chiamarlo.

Un vino dolce in una terra di rossi?

Possiamo permetterci di fare sperimentazioni.

In fondo, il territorio di Bolgheri l’avete inventato voi, prima della Doc.

Ornellaia e Sassicaia hanno dato l’immagine al nostro territorio. Anche in questo siamo molto bordolesi: prima nascono le aziende, poi il terroir.

Quest’anno che richieste avete per Ornellaia e Masseto?

Le assegnazioni di Ornellaia sono state vendute tutte con largo anticipo. Produciamo circa 32 mila bottiglie di Masseto. Ma per tutti i vini abbiamo sempre l’incognita della domanda finale.

Troppo lunga la catena distributiva?

Lunghissima, ma così è. Soprattutto negli Stati Uniti.

Lei conosce bene il mercato americano, ha portato Robert Mondavi in Italia...

Mondavi è entrato in Ornellaia alla fine del 1999, nel 2002 ha rilevato il 100% e ha ceduto il 50% delle sue quote al gruppo Frescobaldi, con cui era già partner in Luce della Vite, prima di vendere tutto a Costellation nel 2004, da cui Frescobalcli ha poi acquistato il restante 50% all’inizio del 2005.

Che influenza ha avuto Robert Mondavi su Ornellaia?

Forse un po’ di visione internazionale, ma sulla qualità del prodotto nessuna.

Come è stata ridisegnata la struttura di tutto il gruppo Frescobaldi?

Quando Mondavi ha venduto, noi abbiamo riacquistato le joint venture con un prestito ponte, messo in piedi da Mediobanca. Nel 2006 abbiamo creato una subholding che si chiama Tenute di Toscana che comprende le tre aziende dei marchesi Frescobaldi: Tenute dell’Ornellaia, Castelgiocondo e Luce di Vite.

Chi sono gli azionisti?

I marchesi de Frescobaldi detengono il 72%, Michael Mondavi, che è il nosro importatore negli Stati Uniti, ha una quota dell’1,89%, mentre il restante 25,80% è posseduto da Spi Group.

Quelli della vodka Moskovskaya. È vero che i russi volevano prendere il controllo?

Non lo hanno mai chiesto, né c’è stata mai una proposta di negoziazione in questo senso. Né tantomeno è mai stata presa in considerazione. Sono soci finanziari.


Tutti i record battuti all’asta ... Il 12 novembre 2008 a Sotheby’s di Londra una bottiglia di Ornellaia, annata 1997, è stata aggiudicata alla cifra record di 336 euro, registrando un incremento del 119% rispetto alla battitura della stessa bottiglia nel 2007. È uno dei record dell’Ornellaia, un bene di lusso abituato a grandi exploit. Una Salmanazar (una bottiglia da 9 litri) del 2005 è stata battuta per 33.600 dollari, mentre un Mathusalem da 6 litri è stato aggiudicato per 10 mila dollari. Ogni anno vengono prodotte mediamente 150 mila bottiglie di Ornellala Bolgheri Doc Superiore, distribuite in 60 Paesi. E molti altri mercati sono in lista d’attesa. “Prima di tutto desideriamo garantire i nostri mercati storici tradizionali” commenta Alex Belson, direttore commerciale di Tenute dell’Ornellaia, “ma, al contempo, mettiamo in atto quei piccoli ritocchi nelle assegnazioni che permettano l’acquisizione di nuovi clienti”.


Masseto, in 10 anni rende il 322% ... Il vino sta diventando uno degli antidoti contro le difficoltà dei mercati finanziari. Dal luglio 2001 comprare vini di altissima qualità infatti ha reso mediamente il 13,8%, più dell’oro (13,3%) e del mattone (+4,4%), stuzzicando sempre più l’interesse di collezionisti e di investitori, attirati dalle quotazioni astronomiche che i gran Cru riescono a raggiungere nelle principali case d’asta mondiali, sostenuti anche dai riconoscimenti attribuiti dalla critica internazionale, come The Wine Advocate o Wine Spectator, che ha attribuito 100/100 al Masseto 2001, definendolo il “Petrus” italiano. Il valore di una bottiglia di Masseto, annata 1998, ha raggiunto un incremento del 446% e l’aumento medio del valore delle bottiglie dopo dieci anni si attesta al 322%.

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