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Panorama / Economy

Il nostro succo d’uva non parla l’italiano ... La veneta Botter fattura 85 milioni di euro e rappresenta un terzo della produzione nazionale. Ma nel nostro Paese non c’è mercato. Così il 100% va oltrefrontiera... Una scelta obbligata. L’azienda veneta Botter, produttrice di vini ma soprattutto di succo d’uva, con un fatturato 2009 di 85 milioni, lavora quasi esclusivamente su mercati esteri; solo il 2% della produzione è commercializzata in Italia. Una strategia adottata a metà degli anni Sessanta per evitare il canale della grande distribuzione, che si è consolidata con lo sviluppo di un nuovo ramo, quello del succo d’uva. Dalle cantine di Fossalta di Piave vengono confezionate per l’estero 45 milioni di bottiglie di vino l’anno e prodotti 40 milioni di litri di succo d’uva, un terzo della produzione italiana. “In Europa il succo d’uva è al secondo posto nelle vendite dopo quello d’arancia” spiega Alessandro Botter, coordinatore del team enologico dell’azienda, “ma in Italia non è apprezzato”. Anzi, nel Paese che è il primo produttore in Europa, non esiste un mercato. Così Botter esporta il prodotto sfuso in Francia, Germania, Belgio e Olanda. “Non siamo riusciti a vendere in Italia neanche un litro” prosegue Alessandro Botter, che gestisce l’azienda assieme alla sorella Annalisa e al cugino Luca, “nonostante le iniziative per diffonderne la cultura e l’utilizzo come bibita oppure dolcificante”.

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