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Panorama / Economy

In questo bicchiere c’è una lunga storia ... È l’uomo del Tignanello. Da 30 anni lavora per Antinori. Ed è ottimista. “L’Italia del vino ha conosciuto momenti peggiori”, dice Renzo Cotarella. Che anticipa: “Stiamo per lanciare quattro nuove etichette”... “La crisi? Certo che s’è fatta sentire anche nel settore del vino, non per questo bisogna aspettare che passi la tempesta per tornare ad agire. Anzi, ritengo che in momenti come questi le opportunità non manchino. L’Italia del vino ha conosciuto momenti ben peggiori: nel 1986, l’anno del metanolo, tutti i report erano in forte caduta. Eppure, da quella tragedia il Paese ne è uscito alla grande. Per farlo è per necessario avere dei progetti, crederci e sostenerli”. Renzo Cotarella, amministratore delegato della Marchesi Antinori spa di Firenze, un progetto l’ha già bello che definito. Anzi, ne ha più di uno, stante le diverse realtà viticole che compongono l’azienda di proprietà della famiglia del marchese Piero Antinori, vinattieri dall’Alto Medioevo. E almeno quattro sono pronti al decollo. E, ovviamente, si tratta di vini, bianchi e rossi, dei quali il top manager (56 anni, di cui 30 trascorsi nell’azienda fiorentina) preferisce non svelare le carte. “Lo faremo al momento giusto e con un piano di sostegno ad hoc per ciascun progetto” dice. Lasciando intendere che questo momento possa essere subito dopo la vendemmia, che secondo Cotarella “potrebbe riservare ottime sorprese”. Una laurea in agraria con specializzazione in enologia, Cotarella è entrato nel 1981 come agronomo di Castello della Sala, proprietà umbra della famiglia Antinori. Da allora il suo peso professionale è cresciuto sempre più, fino alla direzione generale di tutta l’azienda e, dal 2005, anche in qualità di amministratore delegato. In questa veste, coordina le attività delle venti tenute distribuite in più regioni italiane, ma anche in Europa e nel Nord e Sud America, dialogando da un lato con i rispettivi responsabili e, dall’altro, rispondendo direttamente al presidente Piero Antinori. Che Cotarella non esita a definire “cuore e anima dell’azienda, nonché artefice del successo mondiale dei vini che portano la sua firma”. Tre nomi su tutti: Cervaro della Sala, il primo bianco made in Italy dal taglio bordolese ottenuto da uve Chardonnay e Grechetto curato dallo stesso Cotarella; Tignanello e Solaia messi a punto da Giacomo Tachis: il primo un supertuscan con prevalenza di Sangiovese; il secondo di taglio internazionale, con l’annata 1997 che ha meritato il titolo di Wine of the year, secondo Wine Spectator. Tre eccellenze diventate altrettanti totem della produzione di qualità made in Italy, che non pochi “nasi” considerano traguardi difficili da superare. Dimentichi che l’azienda fiorentina non ha mai finito di sorprendere. Il perché lo lascia intendere lo stesso Cotarella, quando sostiene che “nella nostra azienda non si smette mai di investire nel futuro, facendo ricerca e innovando la qualità dell’offerta. Il vino è un prodotto della terra che esprime le peculiarità del territorio da cui le uve provengono, e noi siamo consapevoli che ciascun progetto ha senso sostenerlo se tiene conto del fatto che il contesto ambientale, ma anche quello sociale ed economico, può evolversi nel tempo”. Ergo, alla Marchesi Antinori si è sempre pronti a cogliere le opportunità che anche in tempo di crisi ci sono, magari interpretando anticipatamente i cambiamenti in atto. Ora, per sapere se i progetti in rampa di lancio ripeteranno i successi mondiali già noti, basterà avere la pazienza di attendere il tempo necessario che di solito accompagna la messa in commercio di un nuovo vino. Quella stessa “pazienza che con la passione e il prodotto” commenta Cotarella “danno forma a una sorta di codice di comportamento della casa. Un codice che diverge dalla logica della tripla P (prodotto, prezzo e posizionamento) perseguita da altri competitori ”. Un codice non scritto ma fatto proprio anche dalla nuova generazione degli Antinori - Albiera, Allegra e Alessia, le tre figlie del marchese Piero e della moglie Francesca Boncompagni Ludovisi - che da diversi anni affianca il padre e lo stesso Cotarella nelle scelte importanti dell’azienda. Compresa quella di non distribuire i dividendi, ma di reinvestirli in azienda. Una realtà che fino agli anni Ottanta comprendeva alcune grandi tenute localizzate principalmente in Toscana e Umbria, mentre oggi ne annovera una ventina per un totale di 2.300 ettari di vigneti. Sufficienti ad alimentare la produzione di 18,5 milioni di bottiglie vendute per il 60% sui mercati esteri, e generare un giro d’affari che, nel 2009, ha sfiorato i 120 milioni, in calo rispetto ai 130 dell’anno prima. Ma questo è l’unico segno meno di un bilancio chiuso con un ebitda positivo di 47 milioni e un utile netto di 21 milioni di euro.

Vigna Italia

Vendemmia 2010: 47,5 milioni di ettolitri (+5% sul 2009).

Fatturato del settore: 9 miliardi di euro.

Export: 3,5 miliardi di euro.

Aziende agricole con vigneti: 250 mila.

Lavoratori del settore: 1,2 milioni.

Bottiglia esclusiva. Una bottiglia di vetro pesante e personalizzata costa almeno un euro al produttore di vino. mentre le più semplici si fermano a 0,2-0,3 euro l’una.

Francia seconda. Se il dato verrà confermato, l’Italia si appresta a diventare il primo produttore mondiale di vino, sorpassando la Francia, che dovrebbe fermarsi a quota 47,3 milioni di ettolitri.

Boom enoturismo. Sono le attività dell’indotto ad aver avuto un vero e proprio boom negli ultimi 10 anni: l’enoturismo, infatti, da solo vale 1,8 miliardi di euro e muove 6 milioni di turisti.

Vendita diretta. Su 250 mila aziende agricole con vigneti, 21.600 vendono direttamente il proprio vino ai consumatori, mentre le altre lo cedono alle 35 mila aziende imbottigliatrici italiane.

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