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Panorama / Technopolis

Prosit ai pronipoti ... La settima generazione imprenditoriale continua la centenaria attività vitivinicola dell’azienda siciliana. E l’innovazione informatica permette ora di tenere sotto controllo ogni aspetto della produzione, distribuzione, impianto di vigne che solo i posteri berranno... Aver le radici della famiglia che risalgono al 1830 e continuare a fare il mestiere dei propri avi non capita a molti. Ma la Sicilia nasconde molte di queste storie. Come quella del conte Lucio Tasca d’Almerita e dei figli Alberto e Giuseppe, radicata nelle vigne che sette generazioni fa Lucio Tasca impiantò per primo a Regaleali, nelle compagne di Scalfani, tra Palermo e Caltanissetta. Vigneti che producevano un vino rinomato in tutte le corti europee di fine Ottocento e che ancora oggi solleticano i palati dei gourmand. Con una sostanziale differenza.
Rispetto al generico “bianco e rosso Tasca d’Almerita” adesso sono una ventina le etichette che l’azienda agricola produce. Dai 500 ettari della tenuta di famiglia vengono prodotti annualmente circa 48 milia quintali di uva con tre distinte linee di produzione vinicola per i bianchi, i rossi e i rosati e con vasche, botti in legni pregiati diversi, e una linea d’imbottigliamento capace di confezionare 3400 bottiglie. E dire che tutto ciò viene gestito da un ex astemio: Alberto, 34 anni, settima generazione dei Tasca d’Almerita. “Fino a 21 anni mi nascondevo anche ai brindisi di Capodanno”, ricorda sorridendo”Poi un amico ho imparato a conoscere e apprezzare i profumi, le sfumature, le differenze”.
L’innovazione nel Dna. E sono proprio le differenze che fanno di Tasca d’Almerita un’azienda particolare: “Da sempre l’innovazione fa parte costitutiva del Dna della nostra attività. Mio padre, solo per citare la generazione precedente, fu il primo a introdurre la coltivazione dello Chardonnay e del Cabernet Sauvignon, dimostrando che non solo si poteva produrlo in Sicilia, ma che la loro qualità è di assoluta eccellenza. E fu mio nonno che per primo in Sicilia fece un lago artificiale per irrigare i campi e per abbeverare gli animali. L’innovazione insomma è proprio connaturata in noi”. Il personale merito di Alberto è quello di aver introdotto i sistemi informativi integrati che aiutano a gestire la complessa macchina d’impresa agricola che vive della incertezza climatica. “E’ stato un lavoro lungo tre anni e, ancora una volta, fummo i primi a portare i principi della contabilità analitica nel settore”. Con la collaborazione di un collaborazione di un gruppo di informatici della Led fu scelto di personalizzare il programma LookOut su Windows Nt.
“Un anno e mezzo è stato speso per la parte amministrativa e altrettanto tempo è stato necessario perché i singoli centri di costo lo personalizzassero sui propri bisogni informativi. Oggi la ventina di persona che gestisce i dati aziendali è in grado di seguire dall’acino d’uva fino alla bottiglia sulla tavola del cliente”. Una base dati che tiene conto di un’infinita quantià di dettagli da monitorare”Perché devi sapere tutto sulla produttività della vigna e non solo” afferma Alberto Tasca d’Almerita “in ogni momento devi avere sotto controllo ogni dettaglio per ponderare tutto: persino sapere dove si trovano le bottiglie della partita che un ristoratore ha contestato perché una bottiglia sapeva di tappo”. A proposito dei tappi: “Abbiamo trovato un paio di soluzioni che, con la morte nel cuore, mi hanno convinto a sperimentare in futuro i tappi sintetici. Ma non per le produzioni di pregio”.
Previsioni secolari. L’azienda siciliana ha recentemente avviato una collaborazione con l’università di Milano per il recupero di 20 ceppi autoctoni quasi scomparsi perché poco produttivi. Oggi, ceh si mira alla produzione di qualità anche in piccole quantità, si tenta di recuperarli. “Certo, le decisioni prese oggi produrranno risultati solo tra un decennio” dice Alberto Tasca d’Almerita. “Poi abbiamo realizzato una mappa zonale geologica di tutta l’azienda per conoscere ogni particolare della terra della tenuta. Fra qualche anno ripeteremo lo studio per capire se sono emerse differenze e andremo ancora avanti. Ma è evidente che i benefici di questo studio saranno utili solo fra un centinaio d’anni”. Una missione affidata ai pronipoti.

Dal grappolo alla tavola. L’avanguardia in tre mosse...
1-La Tenuta Regalali. L’azienda agricola di Regalali ha una superficie di 500 ettari, la maggior parte coltivata a vigneti, una vocazione territoriale che risale all’anno 1100. L’altezza è tra i 450 e o 750 metri sul mare.
2-Tre milioni di bottiglie. Vengono prodotte ogni anno e il 36% di esse prendono la strada dell’esportazione in oltre 50 mercati, principalmente in Germania, Svizzera e Stati Uniti.
3-15 milioni. Sono gli euro del fatturato 2005. I dipendenti sono 60 che provvedono alla coltivazione dei vigneti, degli oliveti e mandorleti e all’allevamento di ovini e caprini.
(arretrato di Panorma - Technopolis del 15 dicembre 2006) 

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