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Panorama

Italians do it better. Perchè conviene comprare i nostri prodotti ... La moda, l'alimentare, gli accessori. Ma anche nella meccanica e nell'alta tecnologia decine di aziende investono per l'eccellenza. E la clientela se ne accorge. Ora una grande campagna... A riprova, Onida porta l'elenco delle aziende vincitrici delle cinque edizioni del premio Leonardo per la qualità, istituito da Ice e Confindustria. Settore per settore, da Nord a Sud, ne esce uno specchio dell'Italia che inventa, produce, lavora e vende senza (o quasi) rivali in ogni angolo dei continenti. C'è il fior fiore dell'economia tricolore. Gran bei nomi, marchi prestigiosi, aziende gioiello. Nella moda, Loro Piana, Benetton, Prada, Fendi, Della Valle; nell'alimentare, Zonin e Illy; nell'arredamento e l'oggettistica per la casa, Natuzzi, Guzzini, Snaidero; nell'alta tecnologia, Marco Tronchetti Provera, la mai dimenticata Cecilia Danieli, Giancarlo Cerutti (macchine grafiche), Carletto Giugiaro, Paolo Della Porta (Saes Getters, componentistica), Massimo Colomban (Permasteelisa, rivestimenti di grattacieli in vetrocemento), Carlo Castellano (Esaote, biomedicina), Pasquale Pistorio (StMicroelectronics, fra i maggiori produttori mondiali di microchip); infine, Paolo Bulgari e Ivano Beggio (Aprilia). Attenzione, però. Alcuni di questi imprenditori ..., oltre a fare conoscere il made in Italy sulla 5th avenue di New York come a Sydney, New Delhi e Pechino, adottano politiche ancora più aggressive: in epoca di colonizzazione dei marchi nostrani percorrono la strada opposta, vanno cioè alla conquista di società straniere. «Massima qualità, nel senso di materiali e prestazioni al top, eleganza, lusso». Giuseppe Roma, direttore generale del Censis, non ha dubbi: eccoli qui i tratti che caratterizzano l'eccellenza italiana. «D'altra parte» continua «il lusso non si deve confondere con la lussuria. Oggi significa distinzione nelle scelte d'acquisto. Nessuno, nei paesi occidentali, mangia prosciutto di Parma e Parmigiano reggiano perché ha fame. O si mette un pullover solo per il freddo. Sceglie per vivere un'emozione, per gratificarsi, perché si vuole più bene». Tutto vero. Alla base, in ogni caso, come si usa dire con linguaggio un po' gergale nelle business school, «deve esserci il prodotto», la sua validità rispetto alla concorrenza. Bene, da questo punto di vista, l'industria italiana ha recuperato molte posizioni. E tutti, persino gli iperscettici e assai poco sciovinisti consumatori italiani, stanno cominciando ad accorgersene. «Non c'è dubbio: sta crescendo l'orgoglio nazionale» sostiene Renato Mannheimer, che con il suo Ispo (Istituto per gli studi sulla pubblica opinione) ha appena condotto un'indagine sull'immagine del made in Italy. «La sorpresa è che da Bolzano a Palermo si scopre un'altissima considerazione dei prodotti nazionali non solo per l'estetica e la convenienza ma pure per il loro contenuto intrinseco, costruttivo e qualitativo ...

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