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Panorama

Chianti, anche il cemento è doc. Un'area industriale, due tangenziali, case, negozi:la campagna senese rischia di cambiare faccia. Grazie a due discussi piani regolatori ed a un sindaco che, per gli avversari, merita il «premio Attila» ... Il colore del vino rischia di diventare un bel ricordo. Perché se dovessero andare in porto i progetti dei comuni di Gaiole e di Castellina, due delle capitali storiche del Chianti, il famoso Chiantishire potrebbe avere presto il colore del cemento, anziché quello del sangiovese. All'orizzonte, infatti, ci sono ettari ed ettari di aree fabbricabili, industriali e commerciali. Naturalmente al posto di vigneti, boschi e uliveti. In Chianti, insomma, sul banco degli imputati va un modello di sviluppo («Idee vecchie, roba da anni 70» lo ha battezzato un sindaco diessino della zona) che rischia non solo di infliggere una ferita mortale al territorio, ma anche di mettere a repentaglio un'immagine che, con il suo indotto turistico ed economico, rappresenta una sorta di biglietto da visita della Toscana nel mondo. Con il pericolo di far naufragare anche il già difficile cammino verso l'istituzione del cosiddetto «distretto rurale» chiantigiano, tanto voluto dai sindaci del comprensorio, e di spaccare in due la monolitica sinistra senese. Mentre sullo sfondo, almeno a Castellina, l'opposizione agita anche lo spettro di collusioni e di gestioni disinvolte dei pubblici affari.Il progetto di Gaiole, in discussione sabato 2 novembre, pianifica il trasferimento della piccola zona industriale del comune (da destinare in un secondo momento all'edilizia residenziale) in una vasta area verde che si trova ai margini della frazione di Pianella, la cosiddetta «porta meridionale del Chianti». Qui dovrebbe sorgere un compound di 24 ettari di superficie e di 50 mila metri quadrati di capannoni, per un totale di 300 mila metri cubi di fabbricati, completati da due bypass stradali da aprire ex novo per aggirare i borghi millenari di Lecchi e di Monti, al centro di un territorio incontaminato ma noto anche per la mancanza di infrastrutture.A protestare con il sindaco, Paolo Morini, è stata per prima l'associazione Ambiente e vita, che gli ha assegnato il «premio Attila» (attribuito in passato anche al progetto Malpensa 2000) per «aver concepito un piano tale di distruzione dell'ambiente che pochi avrebbero potuto pensare». A ruota sono seguite le scomuniche del ministro per le Politiche agricole, Gianni Alemanno («Il progetto tradisce la vocazione agricola di una delle zone che meglio interpreta nel mondo il ruolo multifunzionale dell'agricoltura» ha messo nero su bianco in una nota del dicastero), e del presidente del Wwf Fulco Pratesi. Poi è stata la volta di un'interrogazione parlamentare del deputato di An Riccardo Migliori e, a complicare ancora di più le cose, ci si sono messi l'irritazione degli altri sindaci diessini del Chianti, contrari a qualsiasi edificazione, e l'imbarazzo del presidente della Provincia di Siena, Fabio Ceccherini, anche lui della Quercia ...

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