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Panorama

La longevità in un bicchiere? Le molecole contenute nel vino rosso attivano un enzima benefico - La notizia è di quelle che si prestano a essere date con allegria. Ridotta all’osso, suona così: il vino rosso allunga la vita. Non si tratta però di cnetenari che hanno trovato l’elisir di lunga vita nei brindisi giornalieri ma, più prosaicamente, di lieviti, come quelli del pane, che i ricercatori sono riusciti a far sopravvivere dell’80 per cento in più rispetto alla norma.
Un gruppo di ricercatori della Harvard medical school di Boston ha scoperto che somministrando a cellule di lievito in coltura un gruppo di composti che si trovano nel vino rosso, ma anche nell’olio d’oliva e in altri vegetali come mirtilli e arachidi, i lieviti vivono per un numero assai maggiore di generazioni. Lo studio, pubblicato su Nature, specifica che gli stessi composti sono attivi anche su cellule umane coltivate in laboratorio.
Le molecole in questione sono i polifenoli e in particolare il resveratrolo, già conosciuto per i suoi effetti antiossidanti. Molte delle proprietà benefiche del vino, in particolare la riduzione del rischio di ictus e infarto, sono state attribuite proprio a queste sostanze. Ma nel caso delle nuove ricerche, l’azione sulla longevità non avrebbe niente a che fare con i famosi effetti antiradicali liberi.
Invece, come spiegano e ricercatori, le molecole agirebbero attivando le “sirtuine”, una famiglia di enzimi già noti per estendere la durata della vita di lieviti e vermi. “Pensiamo che le sirtuine facciano guadagnare tempo alle cellule per riparare i danni” ha detto David Sinclair, l’autore principale dello studio. “Si sta infatti cominciando a comprendere, nel campo degli studi sui meccanismi dell’invecchiamento, che bloccare la morte cellulare, fintanto che non diventa un meccanismo che porta all’insorgenza del cancro, serve ad allungare la vita”.
Esiste già un modo ben noto ai ricercatori, e sperimentato suglia animali, per rallentare l’invecchiamento e farli vivere di più. E’ la restrizione calorica, cioè una dieta molto severa, equivalente al 60-70 per cento di una normale alimentazione. Si è già visto che funziona, oltre che sui lieviti e vermi, anche su moscerini della frutta, ragni, topi, ratti, cani e scimmie. Secondo i ricercatori, il resveratrolo agisce innescando lo stesso meccanismo. Negli esperimenti con le cellule umane, infatti, la sostanza ha mostrto di attivare l’enzima Sirt1, appartenente alla famiglia delle sirtuine.
Sinclair ipotizza anche una spiegazione evolutiva per l’azione dei polifenoli. Una loro caratteristica è quella di aumentare in risposta a condizioni ambientali avverse, come stress climatici e siccità. “Pensiamo che la produzione di queste molecole da parte delle piante faccia parte del loro meccanismo di difesa; e agli animali e i funghi che se ne nutrono possono trarne beneficio a loro volta” ha detto lo scienziato in un’intervista alla Reuters.
I ricercatori stanno già facendo esperimenti simili sui moscerini e sui vermi, che avrebbero già prodotto alcuni risultati incoraggianti. Sonon in programma anche studi analoghi sui topi. Le aspettative, ovviamente, sono molte. Se una dieta da fame non è un mezzo allettante per prolungarsi la vita di qualche anno, un bicchiere di buon vinon non guasta.

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