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Panorama

Grande caldo, alta qualità. Tanto sole e poca pioggia hanno anticipato i tempi di raccolta dell’uva. Che nonostante gli scherzi del clima è ottima. E, sostengono gli enologi, regalerà un vino potente, ricco, di grande vigore alcolico ... Quest’anno in quasi tutte le regioni italiane c’è stato un consistente anticipo sui tempi di vendemmia (in media 20 giorni) dovuto all’eccezionalità della stagione climatica. La quasi totale assenza di pioggie durante l’intero ciclo fisiologico della vite e le temperature record registrate da aprile ad agosto hanno determinato un sensibile accorciamento del periodo vegetativo. Questo, tuttavia, non ha inciso sulla qualità del frutto che, a detta degli enologi, è ottima. Unico problema la quantità: si aggira intorno al 15 per cento la diminuzione media di prodotto causata dal clima. Non bisogna comunque dimenticare che, da un lato, la vite ha una congenita capacità di adattarsi a condizioni di stress idrico anche lungo (grazie alla ramificazione profonda del suo apparato radicale), dall’altra la selettività e il rigore delle tecniche colturali odierne permetteranno comunque di ottenere prodotti di qualità eccellente. E se i vini del 2002 brillano per la fragranza e l’intensità dei profumi, quelli del 2003 saranno potenti, polposi e densi, rendendoci tutto il calore del sole che li ha maturati. Paradossalmente c’è ancora bisogno di bel tempo e di caldo: alcune fondamentali varietà rosse tardive devono infatti ancora essere raccolte: i sangiovese in Toscana, i nebbiolo in Piemonte, le corvina del Nord-Est. Non solo, anche per i grandi barolo e barbaresco, amarone, brunello, chianti e supertuscan occorre ancora un po’ di caldo e di sole sino alla fine di settembre. Molti si chiederanno come sia possibile che la vite non abbia sofferto. In realtà, la condizione delle piante è ovunque buona, grazie alle caratteristiche del suolo che hanno trattenuto le piogge invernali. Il resto lo ha fatto il lavoro dell’uomo che, proprio allo scopo di aiutare la terra a tesaurizzare l’acqua i e vigneti a trasformare le sostanze del suolo in linfa vitale, è intervenuto con frequenti lavorazioni del terreno. Occorre poi considerare che le piante che producono uva per grandi vini sono impostate per rendere al massimo da 800 grammi a un chilo e mezzo di frutto, contro gli 8-15 chili a pianta della resa d’un ceppo di uva da tavola. Una quantità di materia prima, nel caso dei grandi vini, che una vite ben curata e in salute è capace comunque di portare a maturazione. Sono molti, specie al Sud, i vigneti che nascono già dotati di un impianto di irrigazione di soccorso a goccia, da attivare in caso di necessità. Si pensi poi che, grazie all’assenza di piogge, pochissimi sono stati i trattamenti con antiparassitari, con comprensibili vantaggi sulla sanità delle uve e, quindi, dei vini prodotti. Inoltre, se dovessero persistere le temperature tropicali, anche le esposizioni dei vigneti verso nord comincerebbero, nei prossimi anni, ad avere maggiore importanza. Finora il mercato ha premiato prevalentemente i versanti a sud perché molto più soleggiati. Questi ultimi però non sono privi di problemi, come l’ustione della buccia degli acini, che costringe oggi i viticoltori a eliminare le parti di grappolo bruciate prima della vinificazione. In futuro potrebbe divenire necessario modificare il rapporto tra foglie e grappoli sulla pianta in modo tale che una maggiore quantità di verde faccia ombra agli acini nel modo più naturale. Altra novità di questa stagione 2003 è il cambio di orario di vendemmia: si è raccolto e si raccoglierà la notte o alle prime ore del giorno, evitando così che i profumi dei vini siano danneggiati dal surriscaldamento del frutto in avvio di fermentazione. A tal fine sempre più diffusa sarà la tecnica del raffreddamento istantaneo dell’uva podtraccolta e previnificazione mediante anidride carbonica. Non va dimenticato che la positività del quadro fin qui fornito, a parte localizzate eccezioni, riguarda solo la viticoltura di alta qualità. Mentre restano grandi i problemi per i vigneti sovraccarichi o ubicati in zone non vocate alla coltura della vite. Come saranno allora i vini di questo rovente 2003? Campioni di concentrazione e di forza eccezionali, vigorosamente alcolici. Vini di mediterranea e insulare potenza che, se sviluppati enologicamente con estrema attenzione alla fragranza dei profumi e se protetti da ulteriore ossidazione, non mancheranno di regalare ai nostri sensi la corroborante energia che così calorosamente li ha creati. Il periodo della vendemmia è il momento clou della vita del produttore di vino anche per un altro motivo. Coincide, infatti, con la distribuzione sul mercato della gammma produttiva completa dell’anno precedente, quindi momento del bilancio qualitativo, del valore della proposta d’ogni produttore. E’ il periodo in cui enotecari e ristoratori ricevono le nuove annate dei migliori vini italiani.

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