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Panorama

Riti mondani - L’ora delle vinerie … Politici e studenti, manager e dive del cinema, calciatori e presenzialisti. Davanti a un calice di vino, da Roma a Milano gli italiani fanno salotto. Sempre più trasversale, informale e affollato … Davanti al bancone siate minimal … Jeans, grisaglia, felpa. No a gioielli e orologi: così si vestono le tribù del calice … Anche in vineria l’abito fa il monaco, anzi il buon bevitore. E nelle serate d’autunno le transumanze delle tribù del calice si dividono per gusti e si riconoscono dall’uniforme. Per tutti, però, un denominatore comune: niente eccessi, il grande manager ordinerà un brunello di Montalcino, ma lascerà tassativamente nella “borseria” all’ingresso la ventiquattrore. Mentre la femmina fatale che varca la soglia della vineria si concederà un calice di arneis, ma rinuncerà ai gioielloni da sultana a favore di un bel monile etnico e del classico filo di perle chic. I giovani rampanti che amano i rossi non troppo impegnativi o l’inevitabile prosecco sfoggeranno jeans a vita bassa, comode sneaker ai piedi e felpe colorate da no global. Per i manager brizzolati, o i professionsti appena usciti dallo studio, è ammessa la grisaglia o il gessato. Le imprenditrici d’assalto e le divine mondane, invece, davanti a un bicchiere di dolcetto esibiranno tailleur minimal chic di Yohji Yamamoto o gli abiti di Prada. E i veri intenditori, quelli de sauternes o barolo d’annata? Se possono permetterselo, indosseranno abiti di sartoria, con un accessorio ecentrico. Per sdrammatizzare.

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