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Panorama

Storie di vino di Bruno Vespa - Zonin e il siculo tenebroso. Tutte le etichette eccellenti di un marchio famoso … Di Gianni Zonin vignaiolo ho un ricordo lontano e un po’ sognante: una tenuta in Toscana, un lungo viale alberato, prati verdissimi, un giovane (o una giovane?) che avanzano a cavallo. E’ un ricordo vecchio di molti anni, di quando il nome Zonin era legato ad un’azienda di successo, ma con un target decisamente commerciale. Da allora il maggior imprenditore vinicolo privato italiano ha montato il cavallo al galoppo. Le sue 12 aziende d’oggi (11 in Italia, una in Virginia, Usa), producono vini di qualità. I dieci milioni di bottiglie che partono ogni anno dalle sette regioni italiane in cui opera la holding diffondono un prodotto rispettabile, con punte d’eccellenza. “Qui siamo forti, ma se guardo il panorama internazionale dobbiamo crescere” dice Zonin. E con le orecchie attente d’imprenditore ha capito che i prezzi troppo alti hanno prodotto la flessione del mercato e ha dunque proposto di bloccarli per due anni. La bottiglia migliore che ho assaggiato in questa occasione viene dai tenimenti siciliani del Feudo Principi di Butera. E’ il Deliella dell’annata 2001. Qui il fascino del Nero d’Avola, bel tenebroso dei vitigni siciliani, viene fuori nella sua purezza. Lo sentirete scendere nell’anima manifestando la sua magnifica identità dal primo sorso. Seguono due vini toscani dell’azienda senese Castello d’Albola di Radda in Chianti. Il prodotto di maggior blasone è l’Acciaiolo, felice uvaggio di Sangiovese e Cabernet Sauvignon. Se riuscite a trovare un’annata non recentissima non ve ne pentirete. Ma anche le ultime produzioni disponibili si caratterizzano per l’assoluto equilibrio. Il Chianti Classico del Castello d’Albola nella versione riserva è perfetto, almeno per l’annata ’99, che ho avuto modo di assaggiare. Il Refosco dell’azienda friulana Ca’ Bolani è un generoso rosso da tutto pasto, mentre sta crescendo il Recioto di Gambellara (Podere il Giangio), ottimo vino da dessert. Molti consensi continua ad avere la Barbera d’Asti Masarèj, capofila della casa piemontese Castello del Poggio, che spazia dal Grignolino al Moscato. Appuntamento alle prossime acquisizioni.

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