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Panorama

Francia, crisi di un mito. Vino amaro a Bordeaux. Il crollo dei consumi interni e l’assedio di Usa e Australia mettono a rischio i piccoli produttori di una delle regioni più famose al mondo … I palati fini rischiano di rimanere all’asciutto: la crisi che da anni investe l’industria vinicola francese sta cercando molte difficoltà anche nella regione di Bordeaux. Medoc, Pomerol, Saint-Emilion, Pauillac sono solo alcune zone in cui, attorno agli antichi castelli, nascono i rossi più nobili di Francia, ma solo quelli della grand cru classé, quelli prodotti nelle aziende più importanti, oggi reggono la concorrenza. Bottiglie prestigiose e costose che da anni mantengono la loro facoltosa clientela. Ma il vino prodotto nella prestigiosa Union des Grands Crus rappresenta solo 5 per cento della produzione locale. Fuori da questa aristocratica cerchia, i circa 10.000 piccoli e medi coltivatori cercano una soluzione alla crisi (la più grave da un secolo a questa parte) per evitare la chiusura delle loro aziende. Si calcola che a rischio ci siano tra le 600 e le 1.000 aziende vinicole. Molte di proprietà di giovani imprenditori che per iniziare la produzione si sono indebitati fino al collo e ora non sono più in grado di pagare. “Mia moglie ha ormai un lavoro a tempo pieno fuori dall’azienda” sospira un piccolo produttore della regione. “E io passo ore al telefono inseguendo i creditori per racimolare anche le somme più irrisorie”.

La concorrenza straniera, la debolezza del dollaro, perfino la diffidenza dei consumatori americani verso il vino di un Paese che ha in ogni modo ostacolato l’intervento in Iraq hanno influito sul valore e sulla quantità delle esportazioni che, nel 2003, hanno registrato un calo rispettivamente del 7 e 5 per cento. Anche all’estero l’immagine del vino francese è sempre più offuscata dal rapporto qualità/prezzo non solo dei vini italiani, ma anche di quelli australiani, americani, sudafricani e cileni, che hanno cominciato a spodestare i prodotti d’oltralpe sulle tavole di molti paesi importatori. L’export francese negli Stati Uniti ha registrato negli ultimi mesi, un calo del 23,1 per cento. E per la prima volta l’Australia ha superato la Francia nelle vendite dei vini nazionali alla Gran Bretagna.

Crisi e concorrenza si fanno sentire anche sui consumi interni. La forte avanzata dei vini economici è, secondo gli esperti, una delle cause principali, ma alla caduta nelle vendite hanno contribuito in buona parte anche le misure adottate per prevenire l’abuso di alcol da parte degli automobilisti. Sarebbe proprio la dura campagna voluta da Nicolas Sarkozy, quando era ministro dell’Interno, ad aver contribuito a un crollo del 20 per cento del consumo di vino nei ristoranti francesi.

C’è chi ritiene che il tracollo possa essere evitato con una maggiore attenzione alla domanda del mercato e un migliore marketing. Necessità già sottolineate in un rapporto del 2001 e riprese da uno studio recente. Il Governo, intanto, ha autorizzato la regione di Bordeaux ad avviare dal 2006 una produzione libera dai rigorosissimi vincoli imposti dell’Appellation d’Origine Controlée (all’equivalente della doc italiana).

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