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Panorama

Rosé? Rosato? Chiamatelo rosa. Sdoganamenti riscoprire il “Calimero” dei vini. Bigottato dalle carte dei ristoranti, da sempre è accusato di non essere né carne né pesce. Al contrario, è l’unico ad abbinarsi bene a tutti e due ... Bisogna smettere di chiamarlo rosé. Con un nome del genere c’è del genere c’è da vergognarsi ordinarlo, c’è il rischio che al tavola vicino qualcuno si metta a ridacchiare. Per pronunciare la parola rosé bisogna predisporre la bocca a culo di gallina: è inutile dire che un vero uomo non lo farà mai. Anche una vera donna ci penserà due volte sapendo che la parola rosé, figlia di una francofonia moribonda, la invecchia di dieci anni. La parola rosato va già meglio, ma non è ancora il massimo, sembra il participio passato del verbo rosare e nella mente di chi non conosce l’enologia (il 99 per cento dei bevitori, sommelier compresi) può installare il dubbio che s tratti di un vino bianco colorato, magari artificialmente. La parola perfetta è rosa.

Se il vino di colore bianco, se il vino di colore rosso si chiama rosso, il vino di colore rosa lo si chiama rosa. Ci voleva tanto? Sgombrato il campo dal noioso problema del nome, resta il bere rosa e la sua grande stagione, l’estate.
«Adoro il rosa» dice Fulvio Pierangelini del Gambero Rosso di San Vincenzo. «Un tempo si pensava che fosse una miscela di vino bianco e vino rosso, e in qualche caso purtroppo lo era, mentre oggi ci sono prodotti eccellenti ricavati da grandi uve rosse come il Cerasuolo d’Abruzzo di Valentini e il Rosa del Golfo. Per non parlare degli champagne rosé».

Ecco, degli champagne rosé è inutile parlare perché non sono una novità. Il loro pubblico, ristretto ma affezionato, l’hanno sempre avuto. Specie in ambito letterario: Giuseppe Conte trova l’ispirazione nel Billecart-Salmon e Carmen Llera si dimentica di essere astemia, solo davanti a bollicine color aragosta, purché molto costose e molto francesi. La vera novità di quest’annno è uno spumante rosa. Ce n’erano già parecchie tra la Franciacorta e Trento di bottiglie simili, ma chissà perché erano sempre relegate in fondo alla carta dei vini. Ci volevano un grande prosecchia ma non solo, Primo Franco e i due super fratelli dell’alta cucina italiana, Massimiliano e Raffaele Alajmo, per rovesciare l’andazzo melanconico e portare le bollicine rosa al centro della scena. E così alla Calandre di Rubano (Padova), il Faive, che in veneziano significa “faville”, al momento dell’aperitivo ha fatto bum, sfondando il muro dei pregiudizi e guadagnandosi una clientela che fino al giorno prima davanti al colore rosa storceva il naso. Una gioia soprattutto per Raffaele Alajmo, che non deve più impazzire per abbinare i vini ai menù degustazione: “il rosa è il vino più versatile, la stessa bottiglia può accompagnare molti piatti”. Non ci si poteva pensare prima? Quanti musi lunghi al ristorante, quando uno ordinava carne e l’altro pesce. Essendo impensabile prendere due bottiglie, uno dei due commensali (l’uomo, se molto cavaliere, o la donna, se molto innamorata) finiva col fare passo indietro, rassegnandosi a bere bianco sul piccione o rosso sugli scampi. Il vino rosa, per natura polivalente, ci salva da questi abbinamenti obbrobriosi è a suo agio con molte carni, con la maggior parte dei pesci e delle verdure. Una bottiglia color buccia di cipolla o color amarena (i vini rosa hanno una vasta gamma cromatica) può mettere d’accordo tutti senza un compromesso. Ci sono sapori che il rosa lo esigono, come quelli della cucina lacustre: difficile immaginare un’insalata di cavedano senza un Chiaretto del Garda. “Già il colore è un ristorante di Monica (Garda bresciano) che ha sublinato il pesce d’acqua dolce.

L’Abruzzo è la regione rosista d’Italia, merito del Montepulciano Cerasuolo, il rosa più corposo che ci sia. Giovanni Marrone della Taverna 58 di Pescara è un porta bandiera: “da ora fino a settembre è il grande momento del Cerasuolo, un vino che dev’essere servito fresco in tutti i sensi: come temperatura e come annata”. Avete presenti quei maniaci del vino che pontificano sul diverso valore delle diverse annate? Stavolta devono soltanto tacere: col rosa vendemmia migliore è sempre l’ultima.

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