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Panorama

Storie di vino - Nettare di un produttore cocciuto. Amicizia e testardaggine alla base di un successo, tutto abruzzese ... Marcello Zaccagnini ha chiesto a Sergio Zavoli di raccogliere testimonianze sul concetto di amicizia. L’iniziativa dimostra la maturità di questo vignaiolo abruzzese al quale mi lega affetto, oltre che stima professionale, per l’entusiasmo e la volontà con cui ha migliorato i suoi vini portando molto vicino all’eccellenza il Montepulciano d’Abruzzo. Un giorno Giovanni Agnelli mi disse che la differenza tra piemontesi e abruzzesi stava nella testardaggine dei primi e nella cocciutaggine dei secondi (o viceversa: la differenza è solo linguistica, nel mio dialetto “coccia” sta per testa). Bene, non so se Zaccagnini sia cocciuto o testardo. Ma raramente ho incontrato una persona così determinata nel porsi un obiettivo lontano e nell’avvicinarsi anno dopo anno con una marcia implacabile. Oggi il suo San Clemente rosso è un Montepulciano di grande qualità: solenne e cordiale. Il San Clemente bianco si distingue dagli Chardonnay italiani. Il Capsico (derivazione del Sangiovese) è un rosso di grande originalità, il Bianco di Ciccio (Trebbiano) e l’Ibisco bianco (Riesling renano) hanno un eccellente rapporto qualità prezzo. Buoni i passiti bianco e rosso. Ma il mio cuore s’intenerisce per il Myosotis, un Cerasuolo di uve di Montepulciano che mi ricorda l’infanzia. Quando per noi il vino era soltanto un rosato robusto (e i rosati abruzzesi sono di gran lunga i migliori d’Italia).

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