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Panorama

La ripresa? Solo per chi la merita… Minacciato da Spagna, Australia e Cile, il vino italiano deve difendersi con la qualità. Siamo di nuovo in crescita, ma selezionata. I dati forniti lo scorso fine settimana a Spoleto, nel convegno sulla promozione del vino italiano nel mondo organizzato da Alessandro Casali per il Ministero delle Politiche agricole dimostrano che dopo due anni di crisi la nostra produzione ha nel 2005 una crescita stimata del 7% in valore e di quasi l’11% in volume. In vent’anni la produzione italiana di vino si è ridotta di un terzo, ma è migliorata enormemente la qualità. Secondo i dati forniti dall’Assoenologi per 10 anni, dal 1993 al 2002, le esportazioni sono cresciute. Due anni di crisi e adesso la ripresa. Ma ripresa per chi e a quali condizioni. Per chi sa curare la qualità e tenere prezzi corretti. Nel decennio del grande sviluppo i vignaioli italiani hanno guadagnato quanto non avrebbero immaginato nell’intera storia della nostra enologia. Molti hanno approfittato per rinnovare gli impianti, raffinare le tecniche, migliorare il marketing. Altri si sono limitati a intascare i profitti. In tanti hanno esagerato con i prezzi e rischiano di uscire da mercato minacciato da Spagna, Cile e Australia. Il vino francese attraversa un momento di difficoltà, soprattutto nel Bordeaux. Per noi è il momento di approfittarne. Serve una comunicazione unitaria. Province e regioni devono capire che non ha senso (se non per portare a spasso amministratori e amici) bussare da sole ai grandi mercati stranieri. Deve bussare l’Italia e presentarsi al meglio. I soldi sono pochi, spendiamoli al meglio.

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