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Panorama

La vendemmia è donna... Le grandi bottiglie delle signore Lungarotti. In molte regioni, prima della rivoluzione degli ultimi 30 anni, l'enologia era un deserto con un'oasi. Prima che Arnaldo Caprai aprisse lo stendardo del Sagrantino di Montefalco, l'oasi umbra del vino di qualità portava il nome di Giorgio Lungarotti. A merito degli eredi, anzi delle eredi, va riconosciuta la capacità con cui il percorso paterno è stato proseguito. Il principe della casa è considerato il Rubesco Vigna Monticchio (2/3 di Sangiovese, 1/3 di Canaiolo): l'annata 200 è la prima prodotta dalle donne. E' un vino solido e austero, ma le signore non me ne vorranno se preferisco il San Giorgio, stessa annata. La presenza di Cabernet Sauvignon in metà dell'uvaggio (il resto è Sangiovese con uno spruzzo di Canaiolo) consente a questo vino di presentarsi più morbido del fratello. Tra i vini della casa segnalo poi un corretto Chardonnay, equilibrato e piacevole. L'esperienza insegna che se il vino cade in mano alle donne ne guadagna: con rispetto per il fondatore, dalle Lungarotti aspettiamoci sorprese.

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