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Panorama

Storie di vino. Fascino e mistero dei bianchi invecchiati … Come il Trebbiano di Edoardo Valentini, vignaiolo abruzzese da poco scomparso. Berrò i suoi vini come in un rito mistico. Ogni sorso un ricordo. Altri amici vignaioli mi mandano spesso i loro prodotti, ma l’arrivo dei vini di Edoardo Valentini mi procurava ogni anno un’emozione fortissima. Aprivo subito la lettera, scritta sempre a mano. Era il messaggio di un padre che presentava gli ultimi figlioli in società. Con l’orgoglio dei pregi nascosto nel ringhioso pudore dei dubbi.
Fosse stato per lui, quei vini non li avrebbe mai esibiti, mai venduti. Erano pezzi d’anima. Se ho cominciato ad appassionarmi alle storie di vino, fino all’impudicizia di scriverne, lo si deve a uomini come lui. Perché non ha senso parlare di vini senza parlare di chi li ha fatti, visto che in ogni bottiglia si nasconde il carattere del vignaiolo. Appena ho saputo della morte prematura di Edoardo (72 anni) ho ripensato a quando nel 1986 Vittorio Vallarino Gancia, patron di un convegno sulla tragedia del metanolo, mi rimproverò perché gli dissi che la mia terra, l’Abruzzo, era poco vocata ai vini di grande qualità. “E Valentini? Fa il miglior Trebbiano del mondo”. E’ vero: unico ed eccelso. Amante dei bianchi invecchiati, sapevo di renderlo orgoglioso scrivendogli di aver aperto bottiglie del suo Trebbiano vecchie di vent’anni e di averle trovate perfette.
Il suo vino meno noto è il Cerasuolo: mi piace berlo da solo, perché per me è un ritorno alla prima giovinezza, per gli altri è spesso un vino incomprensibile. Memorabile e unico anch’esso il Montepulciano d’Abruzzo: carico di fascino e mistero come una tragedia di Gabriele D’Annunzio.
Un mese fa al Vinitaly lo incoronarono un mito. Ora il mito se n’è andato e al figlio tocca l’onere altissimo di seguirne la non facile strada. Valentini è morto mentre Franco Marini veniva eletto presidente del Senato. Marini, mio concittadino, mi portò da lui in una cena memorabile. A Valentini resta il rimpianto di non aver personalmente riempito la cantina di Palazzo Giustiniani.
Autore: Bruno Vespa

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