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Panorama

Bianco e rosso sono i campioni dell’etichetta friulana Bastianich ... Quando qualche anno fa mi furono recapitate un paio di bottiglie di Vespa Bianco, pensai al cortese omaggio di un amico buontempone. Era invece un magnifico vino che si chiama così per ragioni a me misteriose, se non per la predilezione dei produttori per gli imenotteri, visto che un altro vino della casa si chiama Calabrone. Onore, dunque, al Vespa Bianco di Lidia Matticchio Bastianich, d’origine istriana, residente da molti anni a New York, dove gestisce con fortuna alcuni ristoranti, ma rimasta col cuore del Nord-Est dove anno dopo anno amplia la sua magnifica azienda: proprio pochi giorni fa, in giugno, ha comperato gli ultimi 20 ettari a Cividale, nei colli orientali del Friuli.
Il Vespa Bianco è il campione della casa: fatto di Chardonnay e Sauvignon con uno spruzzo del mitico Picolit, è un vino poderoso da escludere per gli aperitivi e accompagnare invece a piatti di pesce (e perfino di carne) discretamente impegnativi. Ottimo anche il fratello, il Vespa Rosso (Merlot, Refosco e Cabernet Franc), con un magnifico retrogusto e un’accattivante persistenza al palato.
Il rarissimo Calabrone Rosso (ho assaggiato l’annata 2000) mi convince un po’ meno: il mixage di vitigni gli lascia una certa ambiguità, nonostante l’ottima accoglienza della critica professionale. Chiudo con l’unico vino non imenottero: è il Tocai che raccomando nella versione Plus. Meno imponente del Vespa Bianco, è un vino ugualmente forte e pieno, secondo le migliori tradizioni di questo grande vitigno.
Autore: Bruno Vespa

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