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Panorama

Grande Mela di sapore italiano ... New York da mangiare. I ristorantini di Little Italy cedono il passo a locali più raffinati. Dove si compra cibo nostrano doc e si scoprono sapori e accostamenti... Sarà l’allarme obesità, sarà che l’incertezza del momento economico mette voglia di consolarsi a tavola, ma a New York spopolano i negozi da gran gourmet all’italiana. I ristoranti di Little Italy assiepati su Mulberry street cedono il passo a più raffinati spazi dove non solo è possibile comprare cibo italiano, ma ci si educa alla nostra arte culinaria.
“L’entusiasmo dei newyorkesi sta facendo registrare una partecipazione con numeri che sfiorano quelli del Salone del gusto italiano” afferma Walter Musso, responsabile della comunicazione di Slow food, associazione non-profit della buona tavola che organizza manifestazioni in tutto il mondo, compresa Manhattan (il calendario degli eventi, in sedi ogni volta diverse, è su www.slowfoodnyc.org).
A portare i sapori italiani a New York ha pensato anche Marco Rosi, titolare del colosso alimentare Parmacotto, che ha appena investito 1,5 milioni di euro per aprire la salumeria Rosi nell’Upper West side di Manhattan, al 283 di Amsterdam avenue. “È come una delle nostre botteghe di una volta, dove si poteva acquistare oppure fermarsi a mangiare un piatto caldo” spiega Rosi.
Salumi, tartufi, formaggi, capperi di Salina, olio, aceto, vino di diverse regioni italiane diventeranno familiari ai neofiti del gusto nostrano grazie a quella che Rosi ha battezzato “shopping experience: si servono piccoli assaggi, poi piatti più elaborati, e si continua con informazioni sui prodotti per spiegare i possibili accostamenti e gli aspetti culturali legati al territorio italiano”.
La scelta del menu è affidata allo chef toscano Cesare Casella, preside dell’accademia di cucina italiana a New York.
Mentre l’aspetto della salumeria è stato curato dal premio Oscar per la scenografia Dante Ferretti.
“Ho voluto pareti di specchio scuro e acciaio, pochi tavoli, una lunga panca in cuoio e prosciutti appesi dietro il bancone” spiega lo scenografo “immaginando il locale come la stiva di una nave destinata a trasportare le nostre prelibatezze negli States”.
A due passi da Union square approderà nell’estate 2009 il supermarket enogastronomico Eataly, marchio fondato dall’imprenditore Oscar Farinetti (con l’aiuto dell’amico Carlin Petrini, presidente di Slow food) che riunisce il meglio delle produzioni artigianali italiane, dal formaggio Castelmagno dop all’acqua Lurisia. Non ci si andrà soltanto per fare acquisti: la filosofia resta quella di educare al buon cibo, con i corsi, le cene con grandi chef e gli incontri con produttori.
Le soddisfazioni per i palati fini continuano dopo il pranzo, perché anche a New York si può trovare un caffè all’altezza di quello italiano.
I tempi in cui chiedere un espresso equivaleva a vedersi recapitare immancabilmente una brodaglia in un bicchierone sono finiti. Se la catena americana Starbucks offre un accettabile “Espresso solo”, seppure impoverito dall’irrimediabile bicchiere di carta, a salvare gli irriducibili della tazzina c’è ora l’italianissima caffetteria Via Quadronno, nell’Upper East side (25 E. 73rd st), da cui si diffondono aromi da torrefazione.
Per il dolce l’indirizzo è invece 2165 Broadway, dove c’è Grom, gelateria torinese che già da un anno ha portato a New York la crema di nocciola tonda gentile delle Langhe; la cassata siciliana con canditi di limone, cedro e arancia. Oppure quel gusto di lampone della valle dei Mocheni in Trentino che a Sarah Jessica Parker ha fatto dire: “Oddio, mai sentito un sapore del genere. Ma questa roba viene dai boschi?”.

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