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Allegrini 2024

Panorama

Desiderio divino ... Si beve meno, ma si beve meglio. Mentre Vinitaly celebra Bacco, ecco che cosa si nasconde dentro il bicchiere: grandi etichette a prezzi scontati, produttori sempre più agguerriti e bollicine ancora più in auge. I chiaroscuri di un business che regge nonostante la crisi... Gli italiani mandano segnali di apprezzamento per la qualità senza fronzoli. A cominciare da quel fondamentale ornamento della vita e della tavola che è il vino. Il Vinitaly n. 43, ormai la più grande vetrina del mondo, tratteggia un affresco in cui la sbornia consumistica ha assunto la stessa patina fanè degli eccessi sessuali degli anni 70. Ma dove si sono rafforzati i valori autentici. “Nel 2008 abbiamo venduto meno, ma meglio, cioè meno vino ma di miglior qualità” riassume Andrea Sartori presidente dell’Unione Italiana Vini. “Ce la stiamo cavando meglio di altri, ma si naviga a vista ed essere competitivi è vitale”.

Vero: chi ha visto su Time la foto di un elefante che passa con le gerle fra i vigneti ha capito che è in atto un cambiamento radicale. “Sui mercati tradizionali speriamo di tenere le posizioni; nel Sud-Est asiatico e nel blocco dell’Est abbiamo seminato bene, ma saranno i nuovi grandi concorrenti. La Spagna e gli emergenti, Cile, Argentina e Nuova Zelanda, sono all’attacco con prodotti che fanno gola”. Tempi duri, ma anche esaltanti.

Obiettivo qualità... “Altro che email, per raccogliere ordini bisogna rimettere in pista il fascino personale” pensa Bruno Ceretto, patron della storica casa d’Alba. “E puntare alla qualità al giusto prezzo per creare con chi compra un rapporto di fiducia, piacere, consuetudine” sottolinea Gianni Zonin. Una certezza ancora più desiderabile oggi, quando l’etichetta è costosa e l’avventura senza rischi non attrae, come constata Tiziana Frescobaldi. Nessuno potrebbe essere più d’accordo di Angelo Gaja, che quest’anno festeggia i 150 anni della cantina di famiglia con una serie di degustazioni benefiche per pochi privilegiati di etichette storiche. Il Piemonte è di buon umore: “Abbiamo infilato una serie di annate particolarmente favorevoli non solo per Barolo e Barbaresco ma anche per gli altri vitigni” sottolinea Gaja.

All’estremo Sud sono di ottimo umore i Planeta, i Tasca, i Rallo di Donnafugata, protagonisti della nuova immagine del vino siciliano fascinoso, diverso in ognuno dei vigneti che ne fanno un minicontinente del vino, punteggiato da 650 piccole aziende che, sostenute dall’Istituto della vite e del vino, mirano alla qualità.

È ora di comprare... E il grande momento degli appassionati, e non solo, per acquistare i supervini: sia i produttori sia i ristoratori di fronte allo stallo della domanda e alla crescita delle scorte hanno deciso di guadagnare meno pur di vendere. Chi in questi ultimi anni ha speculato sul vino si lecca le ferite. Da manuale è il caso dei Bordeaux 2005, acquistati a man bassa tra 400 e 1.000 euro a bottiglia, oggi sul mercato alla metà. E chi si è fatto prendere la mano dai voti di Wine Spectator pagando per bottiglie mediocri prezzi stellari ora si ritrova con etichette analoghe a titoli tossici.

La parte del leone in questa situazione la fa la grande distribuzione, che ottiene prezzi superscontati dai produttori togliendo spazio alle enoteche. I wine lover sono in caccia: dai Gav, i gruppi di acquisto diretto del vino, ai blogger, alle “garage sale” all’americana, allestite in casa.

Pausa bollicine... Pausa caffè per punteggiare le ore del lavoro, pausa bollicine per esaltare i momenti di relax. L’eccellente rapporto qualità/prezzo delle bollicine made in Italy le ha rese un piccolo lusso abbordabile, che si tratti di una coppa di Prosecco, di Moscato, di Asti spumante o di una flute dei più impegnativi metodo classico, che non temono di sfidare lo Champagne.
Tanto che l’atmosfera tra i produttori è piuttosto effervescente. I Franciacorta sono reduci da un eccellente 2008; gli storici Trento classico, Oltrepò pavese e Alta Langa tengono bene. E il parterre elitario che apprezza un Ferrari Perlè nero o una Cuvée prestige Cà del Bosco, si consolida. Anzi, “esistono cultori che inseguono la novità” nota Vittorio Moretti. “A loro
ques’anno presenterò il Bellavista riserva Moretti 2002, da vigne ventennali, lavorato artigianalmente, capace di invecchiare indefinitamente”.

Wine in moderation... Paradossalmente, proprio la Francia sta valutando misure che, se passassero, rischierebbero di equiparare il vino alle sigarette e alla pornografia. Ma mentre il presidente Nicolas Sarkozy è notoriamente astemio, l’Italia vanta un sottosegretario alla Salute, Ferruccio Fazio, il quale, oltre che medico, è grande intenditore di vini. È in via di definizione il programma paneuropeo contro l’uso irresponsabile degli alcolici “Wine in moderation” (www.wineinmoderation.eu), descritto da Enotria, annuario dell’Unione italiana vini. La battaglia ferve intorno al significato di “moderato consumo”. In Italia un accordo possibile vedrebbe un limite zero per i giovani sotto i 21-23 anni e per alcune categorie professionali come i conducenti di mezzi pubblici.

Cena seducente addio?... Marco Caprai a Montefalco, che ha riprodotto nelle sue vigne sperimentali gli effetti del riscaldamento globale sulle uve del Sagrantino, rassicura: il temuto innalzamento della gradazione alcolica non si è verificato. “Comunque i vini strutturati eleganti, piacevoli, come quelli della grande tradizione toscana di cui la nostra Riserva ducale oro è un esempio, danno un senso di pienezza dopo pochi sorsi” sottolinea Adolfo Folonari.

Per chi ha voglia di spendere, Antonio Santini al Pescatore consiglia: anziché tre bottiglie se ne ordina una sola, di valore pari alla somma delle tre di prima. Comunque gli escamotage non mancano.
Il più originale: al Tantris di Monaco di Baviera arriva un signore in bicicletta pieghevole, la ripone nel bagagliaio e porta a destinazione i clienti che hanno bevuto.
Il più furbo: Allegrini, produttore di ottimo Amarone e Recioto, a quello che a tavola rinuncia a bere regala una bottiglia.

Piccoli riti alla svolta... Si beve il 20 per cento in meno degli anni Ottanta, ma l’idillio degli italiani col vino continua. Le ricerche commissionate da Veronafiere tratteggiano tre profili: gli abitudinari, dai 46 anni in su, praticanti del mezzogiorno vecchio stile, dove il vino è rito; la fascia dai 31 ai 45, che fa zapping tra bevande diverse; gli under 30 per i quali il vino è una scelta da fine settimana. A sorpresa quasi un 24 per cento degli intervistati, donne in testa, dichiara di “non bere mai vino”, perché non piace, o perché “forse” fa male. Sette su dieci si confessano “poco ferrati in materia” e vorrebbero saperne di più, a patto di essere esonerati da decanter, bicchieri specifici per ogni vitigno, vocabolario criptico. A proposito: per una degustazione ideale basta il bicchiere universale, cioè il piccolo tulipano usato dai sommelier.

Nuovo menu Italia... A tavola siamo tradizionalisti o innovatori? Capricciosi pare, leggendo New Menu Italia, la fotografia della rivoluzione del gusto negli ultimi 20 anni di Nicola Dante Basile, giornalista del Sole 24 Ore. Il nostro palato boccia buona parte delle 2 mila novità sfornate ogni anno dall’industria alimentare, e sui grandi pilastri, la pasta, l’olio, il grana, siamo iperesigenti. Vogliamo oli morbidi, quello ligure in testa, ideale sul pesce e sulle verdure, di produttori storici come Carli, che da generazioni lo invia direttamente a casa, o con personalità diverse come quelli delle tante piccole aziende convenute al Sol, il salone dell’olio del Vinitaly per farsi conoscere; pasta di grano duro, di grandi produttori o piccoli artigiani la cui tenuta in cottura è oggetto di diatribe; Grana padano, non solo grattugiato irrinunciabile ma anche rompidigiuno goloso e salutare al quale il consorzio ha consacrato stagionature diverse con il vertice nel Riserva, di oltre 20 mesi, e il Taglio sartoriale, destinato ai ristoranti di qualità.

In cucina al ritmo metropolitano dei cibi pronti fa da contraltare il ritmo slow di produttori legati al territorio d’origine, protagonisti dell’eccellenza agroalimentare italiana. Un’ottantina dei più dinamici riordinati dalle regioni e dagli enti locali, si può incontrare ad Agrifbod Club (www.agrifoodclub.it) riunito sotto l’ombrello della grande kermesse del Vinitaly, con una miriade di prodotti, dai salumi ai tartufi, dal miele alle mostarde.

Tutti i numeri del pianeta vino in Italia...

8 miliardi di fatturato annuo

1,2 milioni di occupati

800mila aziende vitivinicole

476 denominazioni (Doc, Docg, Igt)

44,8 milioni di ettolitri prodotti nel 2008

27 milioni di ettolitri consumati in Italia

11 milioni di ettolitri esportati nel 2008

2mila aziende esportatrici

45 litri di consumo pro capite in Italia

(fonte: Unione Italiana Vini e www.winenews.it)

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