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Panorama

Storie di vini ... Testa a testa fra rossi solenni... La Tenuta di Ghizzano, sulle Colline Pistoiesi, è uno dei tanti esempi di aziende morte e resuscitate nei famigerati anni Ottanta. La famiglia Venerosi Pesciolini, invece di spiantare le vigne come molti vicini delusi ed esasperati per i prezzi irrisori ai quali il prodotto era precipitato, cambiò sistema di coltivazione. Così, quando la tragedia del metanolo portò ai minimi storici la reputazione dell’enologia italiana, la Tenuta di Ghizzano era pronta col suo primo vino di qualità, il Veneroso, che tiene botta a 25 anni di distanza. Fin dall’inizio del decennio il Veneroso (70 per cento Sangiovese, 30 per cento Cabernet Sauvignon) ha ricevuto votazioni lusinghiere anche negli Usa, dove quasi sempre Robert Parker e The Wine Spectator lo hanno gratificato di una votazione superiore ai 90 centesimi. È un vino poderoso, baritonale che si apre con il fascino di un ibiscus. Il Veneroso ha tuttavia un serio concorrente in casa, il Nambrot (Merlot 70 percento, Cabernet Franc 20 percento, Petit Verdot 10 per cento). A un prezzo decisamente più impegnativo, il Nambrot forse batte il Veneroso sul filo di lana dimostrandosi molto bevibile nonostante la solennità. Morbido vino da tutti i giorni è Il Ghizzano. Piacevole è il Vinsanto San Germano (info@tenutaghizzano.com). Prezzi indicativi di vendita in enoteca: Il Ghizzano 8,50-9 euro; Veneroso 22-24 euro; Nambrot 38-40 euro; Vinsanto 25 euro.

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