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Panorama

Luoghi e riti dell’aperitivo chic ... Oltre l’happy hour. Dimenticatevi gli stuzzichini di bassa qualità e i cocktail a metà prezzo da sorsoggiare di corsa, schiacciati nella folla. A Milano e Roma si riscopre il piacere di bere bene, con calma e in luoghi accoglienti. Tra una coppa di champagne “democratico” e un classico rivisitato... La riappropriazione dell’ora dell’aperitivo riparte dal vino più chic, rarefatto e costoso: lo Champagne. È vero che nei luoghi depurati le declinazioni del perlage, brut, pas dosé, millesimé, blanc de blancs, blanc de noir ci sono sempre state, ma adesso stanno conquistando nuovi spazi. Il bar del Boscolo Hotel, da poco aperto a Milano, ha dedicato un angolo alla Mumm. Sempre in città, il cocktail prediletto dagli habitué eleganti e variegati, ghiotti della cucina di pesce di Giacomo o di quella del suo Bistrot, è il Calvados cover, creato dal
barman Dario Roncalli, dove il sapore del distillato di mele armonizza con quello dello Champagne, della crème de cassis e dei frutti di bosco. Fin qui poco di nuovo: chi beveva bene continua a farlo. Ma come interpretare l’Oyster Bar inaugurato al Food & Restaurant della Rinascente dalla Perrier-Jouët, dove a un pubblico molto misto sono proposti Grand brut e Belle époque con ostriche belon e fine de claire? Oppure, nel popolare viale Col di Lana, Ostriche e vino, aperitivo seduto e molti calici di Billecart-Salmon? Ammettiamolo, anche questa volta i francesi hanno avuto un colpo di genio: di fronte a milioni di bottiglie invendute nelle cantine della Champagne, hanno giocato la carta del lusso e fascino democratizzandola quanto basta per far sognare a un prezzo ragionevole.
Certo un cocktail ben fatto trascende la flûte. Non a caso Roberto Piccinelli, guru della “Guida al piacere e al divertimento in Italia”, forte di oltre 2.500 locali, quando gli si chiede quali sono i suoi riferimenti, fa pochissimi nomi: Dario Comini del Nottingham Forest di Milano; Roberto Pellegrini del Gritti di Venezia, più noto come padre dell’olimpionica Francesca; Ursula Chioma al Cristallo di Cortina; Gianluca Alessi al Circolo Canorrieri di Casale Monferrato. D’altra parte il luogo elettivo, per sorseggiare un drink ineccepibile, salvo poche eccezioni, resta il grande albergo. Gelasio Gaetani Lovatelli d’Aragona, ambasciatore di Italian style nel mondo, conferma: “A Londra il Brown’s Hotel, a New York il Carlyle, a Venezia il Monaco e il nuovissimo Centurion”. Non è un
caso che i fedeli del Baretto di via Sant’Andrea a Milano abbiano seguito Antonio Giunta al Carlton Baglioni per il suo perfetto Martini cocktail; e che Filippo La Mantia, il cuoco-entertainer più coccolato di Roma, sia così dipendente dal mojito che Massimo Azzurro mesceva al St. Regis che lo ha seguito in via Veneto al Doney. I pochi eredi dello chic anni Trenta sono contesi a destra e a manca, come Francesco Pier Luigi, ex Savoy, ex De Russie, ex Four Seasons, ora al Park Hyatt di Milano, creatore di nove versioni di Bloody Mary, dal Bloody Marie con senape di Digione, consigliato per rimettere a posto lo stomaco dopo una serata di eccessi, al Nika, con capperi e cetriolo, ispirato alla famosa baia di Pantelleria. Al Salotto Locarno, bar dello storico Hotel Locarno in via della Penna a Roma, dove Bernard Weber ha girato il film omonimo, Nicolas Pinna, 27 anni, curriculum internazionale, camicia blu scuro, cravattino e jeans grigi, circola fra i tavoli proponendo
a un mix di clienti che va da John Malkovich a Luca Favino, a belle signore, i suoi classici rivisitati: Negroni sbagliato con il Carpano in luogo del Bitter Campari; All in, cioè Margarita con tequila,
miele d’agave e more fresche; Salotto, cocktail “signature” a base di sakè, lime, uva. Accompagnati da gamberi in pasta fillo e arancini al nero di seppia. Passando dall’intimitaàdei divanetti in
velluto cremisi al fasto di via Veneto, Laura Mantovano, che ogni anno seleziona per la “Guida del Gambero rosso” i migliori bar d’Italia, ha messo l’occhio sul nuovo Time, del Grand Hotel Via Veneto, il cui barman ama i “liquid kitchen”, mangia & bevi, come lo Honey salmon kappamaki: vodka al miele, Chardonnay, scorze di limone, aneto e salmone affumicato. Ma se il cocktail chic ha ripreso brio lo si deve anche alle idee rubate al bere giovane. Il venerabile De Milan, all’incrocio con Monte Napoleone, ha inaugurato il Caruso Fuori: aperitivo disinvolto con dj il martedì, momento ricercato con suono d’arpa e sfizi dello chef serviti il giovedì. Persino il Principe di Savoia ha fatto il salto: sostituito l’acquario all’ingresso del bar con un’avvenente fanciulla, è pronto a fare triangolo fra il ristorante Il Bolognese e il risorto Giannino, monitorato con occhio di falco dalle nuove groupie, le ragazze che seguono il profumo del denaro dei vip del pallone. Se l’aperitivo è centrato sul vino, vince la mobilità. A Milano quelli del cap 20121, indicativo in codice dei residenti nella zona più prestigiosa della città, sciamano fuori da N’ombra de vin, enoteca sulla cresta dell’onda con piccola cucina di materie prime ricercate, sorseggiando Brunello, Amarone o anche una delle etichette della ben fornita cantina. Un po’ di pretesto culturale aggiunge pepe. A Damiano Mazzarella, ex gioielliere annoiato, ideatore del glam-point Salotto 42 a Roma, a garantire il successo potevano bastare il tempio di Adriano, giusto di fronte, e il richiestissimo Piscine, cioè Champagne con mirtilli incastonati in cubetti di ghiaccio di Champagne. Invece ha creato un book-bar eclettico con libri di erotismo raffinato, mostre di street art, oggetti e, fra poco, una performance di fioretto al centro sala. Un vippaio molto serrato che, stessa piazza, non si mescola col pubblico radical-chic del Caffè Fandango di Domenico Procacci, locale di cinefili, più propensi casomai a trasferirsi nel cuore di Trastevere, negli spazi tipo loft del NY-lon (pronunciare nailon), mattoni a vista, esposizioni, incontri e orario trasversale dal mezzogiorno a tarda notte. Si può perfino uscire con l’idea di un aperitivo e ritrovarsi in viaggio. Ci ha pensato Diamante Marzotto che, trovando Ravenna, dove vive, un po’ statica, si è regalata Orient-Espresso, un bar-bazar in cui l’arredo è mobile e acquistabile, dove sfilano amici, artisti, tipi stravaganti.

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