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Panorama

Storie di vini … Il Beethoven dei Chianti … Chi si accosta ai vini di San Felice deve dimenticare non dico Wolfgang A. Mozart, ma perfino il Beethoven da camera. Questa grande azienda del Chianti meridionale, venuta a nuova vita ormai quasi cinquant’anni fa e ora di proprietà del gruppo Allianz, suona i tannini come ondate di ottoni in una pienezza sinfonica curiosamente costante nell’intera produzione. Nonostante altri vini (il Brunello di prima serie per imponenza e costo, il Pugnitello per autorevole novità) abbiano preso il sopravvento mediatico, il mio cuore resta legato al Vigorello (diviso equamente Merlot e Cabernet Sauvignon), non solo perché nascendo nel ’68 fu un battistrada dei Supertuscan e della nuova enologia italiana, ma perché è sempre seducente per la sua pastosità rotonda, piacevole estesa nell’onda lunga del retrogusto. Naturalmente chi vorrà attingere alla grande tradizione del Brunello troverà nel Quercione 2003 quella sensazione che un critico ha giustamente accostato al tabacco di concia e al cuoio inglese. Sensazioni naturalmente più sfumate nel Brunello Campogiovanni, mentre i crescenti ammiratori del Pugnitello 2007 (proposto in purezza) troveranno un bel vino di grande struttura. Nessuna delusione per gli amanti del buon Chianti (Poggio Rosso 2006) e anche per chi, spendendo meno, vorrà assaggiare un classico molto tannico come il Grigio.

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