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Panorama

Contadini d’Italia, unitevi (a me) ... Lotta alla contraffazione alimentare. No agli ogm. Difendere la Parmalat e trovare un punto d’equilibrio sulle quote latte. Il nuovo ministro lancia una serie di obiettivi. E sulla mafia dice: “Mi fa un grandissimo schifo”... Ministro e popolare Saverio Romano, 46 anni, deputato dei Popolari per l’Italia di domani e dal 23 marzo 2011 ministro dell’Agricoltura, mentre cucina nella sua casa palermitana... “Mi raccomando, tra 20 minuti il ministro ha un appuntamento fon-da-men-ta-le”. Funzionari e segretari verbalizzano l’ovvio: per arrivare a parlare con Saverio Romano bisogna scansare decine di persone. Capita persino in casa sua, a Palermo, nella striscia di Villa Sperlinga, il buen retiro dove cucina e degusta: “Mi piace mangiare e bere bene” confessa lui stesso. Ma c’è folla soprattutto al dicastero dell’Agricoltura, a Roma, zona Venti Settembre, dove fa il ministro dal 23 marzo. Qui nell’anticamera attendono il loro turno sindacalisti, manager e forestali. C’è anche un deputato, Peppe Ruvolo, uno dei cinque parlamentari del Pid, Popolari per l’Italia di domani, che hanno salvato il governo e Silvio Berlusconi: “Ma noi ci siamo scissi dall’Udc nell’estate del 2010, quando il governo era ben saldo” puntualizza Ruvolo. Il ministero è un bel risarcimento, comunque... “Sì, ma allora avevamo tutto da perdere”. E invece ora hanno vinto un premio bello grosso. Il Mipaf è il terzo o quarto ministero di spesa, a seconda delle classifiche. Regala popolarità ai suoi titolari. E dà potere, molto potere. Perciò, annotata la ressa degli astanti, il primo pensiero va a faccendieri e questuanti, tanti, troppi, che circolano dentro i ministeri. E talvolta li indirizzano addirittura. “Da me una cosa del genere non potrà mai capitare” giura Romano. “Sa perché? Rifiuto le piccole questioni di bottega, che tra l’altro non portano consenso ma solo guai, politici e giudiziari. Viceversa, sono tutto concentrato verso le grandi esigenze del Paese”. Quali siano tali esigenze è presto detto: “La lotta alla contraffazione, per la quale penso da subito a un rafforzamento degli organismi di controllo. Poi l’etichettatura: già nei prossimi giorni emetterò un provvedimento che imporrà la scritta ben visibile: prodotto in Italia e lavorato in Italia. Ancora: l’Italia nel mondo, ovvero l’internazionalizzazione dei nostri prodotti, unici e rari”. Programma già vasto, insomma. “Programma possibile, rispondo io. Soprattutto dopo che la dieta mediterranea è stata proclamata dall’Unesco patrimonio dell’umanità: un traino straordinario per noi”. Ma se è opportuno stimolare la domanda di cibo italiano, spiega il ministro, “l’Italia deve uscire dalla tenaglia della quantità per ritagliarsi il ruolo di produttore di qualità. Perciò diventa strategico il no agli organismi geneticamente modificati, compresi i derivati da animali clonati”. La ragione, va da sé, non è “sanitaria o scientifica. La nostra è pura politica economica. All’Italia gli ogm non convengono. Pensiamo se quasi tutto il mondo, come sembra accadrà, li utilizzasse: per noi sarebbe assolutamente vantaggioso. Già ora mangiare italiano vuole dire mangiare non clonato”. Dunque il cibo italiano è di qualità, e non è poco. Peccato che i francesi della Lactalis si stiano prendendo la Parmalat. Romano sostiene però che sarà impossibile: “Ormai è una vicenda geopolitica. Il settore agroalimentare, come quelli energetico e informatico, è divenuto strategico, oltre che vitale per le economie. Facciamo il caso della Lactalis. Controlla già numerosi marchi del settore lattierocaseario, uno dei rischi è che potrebbe praticamente fare il prezzo del latte, il nostro latte”. A proposito: e dal rebus delle quote latte come si esce? “Cercando una soluzione di equilibrio con l’Europa. Sul tema delle sanzioni serve dare una risposta corretta a chi ha pagato le quote e a chi non cè riuscito, sforando il tetto”. Un piacere alla Lega? Romano assicura di no. Anzi, il ministro trova “stucchevoli” le polemiche Nord-Sud: “I nostri problemi principali derivano proprio dai troppi campanili. Invece, per contare a Bruxelles, dobbiamo parlare con una sola voce, forte e chiara. Per cominciare promuoverò a giorni una conferenza nazionale sull’agricoltura”. La mediazione come strategia politica, dunque. Eppure Romano, il “ministro conciliatore”, non risulta poi così simpatico. “Ognuno di noi ha sempre una capacità limitata di suscitare sentimenti positivi” spiega lui “non foss’altro perché vi sono pregiudizi che si superano soltanto quando si conosce la persona. Iscrivo l’antipatia a un ambiente circoscritto, che è quello dell’ignoranza dell’altro. Prendiamo Totò Cuffaro, per esempio”. Ecco, prendiamolo... “C’è un rapporto che va oltre la fallibilità umana. Non sarà una condanna a separarmi da lui. Io non sono come altri”. Quanto al fuoco amico, ai berlusconiani che lo invidiano, “quella è un’altra roba, è competizione. Mi meraviglierei se non ce ne fosse: è normale che in politica ogni tanto qualcuno pensi di farti fuori”. Uno solo stava riuscendoci: Giorgio Napolitano. Alla fine il capo dello Stato si è limitato a esprimere alcune serie riserve sui guai giudiziari per mafia di Romano, che così risponde: “Prendo il suo come un invito ai magistrati a fare presto. La mia indagine giace nei cassetti da diversi anni. Non si fa così in nessun’altra parte del mondo”. Certo è che, polemiche o meno, Romano ha poi preso possesso dell’Agricoltura. E ora voci e annunci si rincorrono. Per esempio: è vero che rivoluzionerà il ministero? “E perché mai? Le sue professionalità verranno tutelate. Io non ho fatto nomine, tranne una, il capo di gabinetto. Se permettete, un ministro sarà pur libero di scegliersi il suo principale collaboratore”. Ma dopo le polemiche di Napolitano, era proprio indispensabile ingaggiare Antonello Colosimo, interlocutore di Francesco Maria De Vito Piscitelli, l’imprenditore della cricca del terremoto? “E perché non avrei dovuto?” reagisce Romano. “Per una telefonata intercettata? Suvvia!”. Della mafia cosa pensa? “Senza, oggi il Sud sarebbe in posizioni assai più importanti e migliori. E la Sicilia sarebbe la California d’Europa. Lo dico io che ho preso uno schiaffo ingiusto: per nessuna ragione metterei in discussione la lotta alla criminalità organizzata. Per me è una priorità assoluta”. Sacrosanto. Ma le chiedo di più. La mafia le fa schifo o no? “La mafia mi fa un grandissimo schifo”.

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