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Panorama

Nutri il tuo Dna ... L’alimentazione che parla ai geni... Avete raggiunto il peso forma? Bene, ma per mantenersi longevi ci vuole una marcia in più. La nutrigenomica insegna quali cibi portare in tavola. Senza grossi sacrifici, come assicura Filippo Ongaro, il medico che, dopo avere curato gli astronauti, oggi cura chi resta a terra... Avete calcolato il vostro indice di massa corporea: pesate il giusto, che soddisfazione. Del resto, le ultime analisi del sangue (colesterolo, trigliceridi, glicemia...) vi lasciano dormire sonni tranquilli. Dunque non vedete il motivo per mettervi a leggere questo articolo. Lo facciano piuttosto gli altri. Non per contraddirvi, ma imparare a mangiare è un esercizio necessario per tutti. Per chi ha già qualche problema (di peso, di disturbi vari, di predisposizione a determinate malattie) e per chi ancora non ne ha. Questo, perlomeno, è alla base della nutrigenomica, ossia l’idea che i cibi che consumiamo regolino i processi cellulari e molecolari più profondi, modulando anche il modo in cui funzionano i nostri geni; e abbiano quindi poteri curativi e preventivi, in grado di mantenerci sani il più a lungo possibile. A spiegarlo bene, nel libro “Mangia che ti passa” (Piemme), è Filippo Ongaro, medico e direttore sanitario dell’Istituto di medicina rigenerativa e antiaging di Treviso, che per anni è pure stato il medico degli astronauti europei. Da sempre convinto che un’alimentazione attentamente calibrata sia il mezzo più potente per restare in salute.

Non è un po’ troppo considerare il cibo come un farmaco, medicalizzare quello che è un piacere quotidiano?

Può darsi, ma è sicuramente meglio micromedicalizzare un po’ prima che stramedicalizzare quando è tardi, con terapie che hanno effetti collaterali e non sempre sono efficaci. Meglio gli antiossidanti a 30 anni, scelti con l’alimentazione giusta, che i farmaci a 60.

Lei sostiene che il cibo moderno parla una lingua “che il corpo non comprende”. Che significa?

Significa che l’alimentazione oggi è troppo distante dalle esigenze del nostro organismo. Le ultime mutazioni del nostro dna sono avvenute 100-200 mila anni fa, è come se fossimo ancora nel pieno della fase di cacciatori nomadi. Da allora noi non siamo cambiati, ma l’ambiente che ci circonda sì: ci nutriamo di cibo industriale, lavorato, raffinato perché è bianco, tenero e appetibile. Ma è anche ricco di calorie e povero di nutrienti e, soprattutto, di fitonutrienti, le sostanze che si trovano nei vegetali. Per questo dico che l’alimentazione moderna parla una lingua inadeguata e anche, alla lunga, dannosa.

E quale sarebbe la dieta che parla in modo giusto? Quella del paleolitico?

Volendo estremizzare, sì. Ma non è facilmente praticabile. Possiamo però tutelarci con una dieta ricca di vegetali, senza essere vegetariani, e di proteine nobili, anche di origine animale, ma selezionate. E soprattutto con meno carboidrati e zuccheri.

La tipica dieta mediterranea...

Sbagliato. La dieta mediterranea classica, la famosa piramide, sarebbe da rivedere. Alla base abbonda in carboidrati, che danno energia ma provocano un picco violento della glicemia. Andrebbero consumati di meno e sostituiti con quelli integrali, ricchi di fibre e fitonutrienti, sostanze che contribuiscono a regolare i processi cellulari. Tutto il cibo non raffinato, in generale, contiene molecole messaggere che attivano processi di riparazione del dna, quelli che, per intenderci, peggiorano a partire dalla quinta decade di vita, aprendo la strada alle malattie croniche.

Altri errori che ci portiamo in tavola, senza saperlo?

Ci si è accaniti sui grassi, sottovalutando per anni il pericolo degli zuccheri. Ci siamo abituati a pensare, un po’ perché ce l’hanno detto e ripetuto, che i grassi fanno sempre male, ma non è così. Dipende da quali sono. I grassi contenuti in alcuni oli vegetali e di pesce, gli omega 3 per esempio, sono salutari. Come pure quelli che si trovano nelle noci e nelle olive, e nei semi naturali. Ma se si dice a un paziente di ridurre i grassi lui, che non ha la competenza di distinguere, li riduce tutti, anche quelli buoni, e compensa il senso di sazietà con carboidrati e zuccheri.

Limitare gli zuccheri non è difficile, però. Basta mangiare meno dolci.

Non è così facile, invece. Lo zucchero è presente in molti alimenti salati, la senape, gli hamburger, il ketchup, il salmone affumicato... L’industria lo mette un po’ dappertutto per rendere i prodotti appetibili. È però dannoso, legato non solo al diabete e all’obesità, ma anche alle malattie cardiovascolari.

Carboidrati solo integrali, quindi, niente zucchero, grassi di qualità. Altre indicazioni utili?

Dare sicuramente meno spazio al latte e ai latticini. La piramide alimentare nutrigenomica li mette nella parte alta, fra gli alimenti che vanno consumati con moderazione.

Ma allora dove si prende il calcio che serve alle ossa?

Altro falso mito. La nostra struttura ossea è emersa così com’è in tempi dove l’uomo non aveva a disposizione il formaggio ma solo il latte materno. L’idea che il calcio venga soprattutto dai latticini è sbagliata. Il latte non ne contiene poi così tanto, bisognerebbe berne moltissimo. E poi latte e formaggi sono fortemente acidificanti, e per tamponare questo processo l’organismo finisce per ricavare calcio dalle ossa, con il risultato opposto a quello desiderato. Invece tutto il mondo vegetale fornisce calcio a sufficienza.

Tutto questo va benissimo, però converrà che l’invecchiamento è un processo inevitabile. E nessun cibo ce ne terrà alla larga.

Non esiste, è ovvio, l’elisir di lunga vita, ma credo che dobbiamo cambiare mentalità. Invece di aspettare che i danni cellulari si accumulino, e poi rattoppare in qualche modo con le medicine, meglio incidere sui meccanismi di riparazione dell’organismo qualche decennio prima che si inceppino. Le malattie, non soltanto i tumori ma anche quelle cardiovascolari, non sono quasi mai eventi acuti, ma processi che avvengono negli anni. E che ci danno tutto il tempo di intervenire. L’importante è iniziare a farlo.


La nuova piramide. Rispetto alla tradizionale piramide mediterranea, quella nutrigenomica concede meno spazio ai carboidrati, e solo integrali. E riduce anche il peso di latte e latticini.

Vino rosso con moderazione e solo durante i pasti.

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