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Panorama

Storie di vini ... Gialla e nobile Ribolla ... Una sera di fine estate da Ponza il mio amico Gino Pesce dell’Acqua pazza tirò fuori una bottiglia di Collio bianco della Castellada. L’assaggio di questo felicissimo uvaggio di Pinot grigio (metà), Chardonnay e Sauvignon mi ha riportato indietro di alcuni anni, quando restai colpito dalla grandissima intriganza del vino che mantiene a distanza di anni una straordinaria freschezza. La conferma è arrivata dall’annata 1997 che ho assaggiato più tardi. Qui il Pinot grigio scende al 40 per cento, il vino si allarga in un grande sorriso ed è pastoso nel gusto e nel retrogusto. Quattordici anni di invecchiamento lo hanno reso solo più prezioso. Dal 1985 la famiglia Bensa di Oslavia (Gorizia) decise di cambiare registro e di imbottigliare un vino servito fino allora soltanto nella trattoria del patriarca Giuseppe. Nacquero così nel giro di pochi anni prodotti di eccellenza che scalarono subito i primi posti nelle guide enologiche. Tra i bianchi segnalo la Ribolla gialla 2006: colore ambrato molto nobile, nonostante il legno mantiene il sapore originale e ha un bel retrogusto. Più problematico il contatto con il legno nel Friulano della stessa annata. La barrique gli conferisce uno spessore antiquario, ma gli cambia un pochino i connotati. Molto originale il Sauvignon 2004, assai diverso dai Sauvignon classici: è affascinante proprio per i capelli brizzolati. Poco riconoscibile e inferiore ai confratelli il Pinot grigio 2005.
Nel Rosso della Castellada, infine, l’allegra seduzione del Merlot (85 per cento) prende via via corpo con un sapore che si allarga in bocca.


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