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Panorama

Storie di vini ... Gran bel Sagrantino ... Ma che bel Sagrantino! Le mie ininfluenti riserve su certe durezze congenite di questo vitigno cadono dinanzi al Lungarotti 2007 in purezza: non troppo tannico, allusivo e con il massimo della morbidezza compatibile con il proprio dna. L’azienda umbra compie quest’anno il mezzo secolo. Era il 1962 quando Giorgio Lungarotti la impostò rendendo compatibile la quantità di prodotto (oggi superiore ai 2 milioni di bottiglie) con una qualità riconosciuta da tutti. Scomparso Giorgio, l’azienda si avvale della competente conduzione della madre e delle figlie Chiara e Teresa, quest’ultima vincitrice in marzo per l’italia del Gourmand Cookbook award di Parigi con un libro che esalta storie, piacere e passioni del fare vino.
Le donne Lungarotti producono dal 2000 il vino di maggior prestigio della casa, Rubesco Vigna Monticchio riserva (Sangiovese e Canaiolo). E un vino solido e austero per abbinamenti impegnativi. A chi voglia altrettanta classe accompagnata a una maggiore morbidezza segnalo oggi, come già feci nel 2005, il San Giorgio (metà Cabernet Sauvignon e metà con prevalenza di Sangiovese). Ottimo fra i bianchi lo Chardonnay Aurente: si sente la barrique, ma nei limiti dell’equilibrio complessivo. Un buon rapporto tra qualità e prezzo lo guadagna Il Torre di Giano 2009 (Trebbiano e Grechetto): solido senza esagerare, tosto senza eccedere, profumato quel che basta, intrigante quel che serve. Solido e adatto fin quasi al cioccolato il Sagrantino passito in purezza.

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