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Panorama

L’ultimo anticarie? Il vino ... Lo hanno scoperto ricercatori italiani di Roma e Bari: le sostanze antiossidanti di cui è ricca [a bevanda bloccano i batteri che danneggiano i denti. E i benefici non finiscono qui ... In vino veritas, dicevano gli antichi romani. Ma non solo: perché in un calice di
quello che in età classica era considerato il nettare degli dei c’è anche un bel po’ di salute. A patto di non eccedere, naturalmente. Basta un bicchiere al giorno per fame una bevanda preziosa per l’organismo. Si sapeva già che, grazie alle sue sostanze antiossidanti, protegge cuore e arterie, ora si scopre che fa bene anche ai denti. La novità viene da una ricerca delle Università Aldo Moro di Bari e La Sapienza dì Roma: il vino, soprattutto se rosso, è un alleato anticarie. Il titolo dello studio è eloquente: “Azione antibatterica del vino rosso e bianco contro i patogeni orali”. Ossia i batteri responsabili dei guai in bocca. Per scoprire le ultime virtù del vino i ricercatori, guidati a Roma da Felice Roberto Grassi e, a Bari, da Gianni Nardi, hanno analizzato alcune bottiglie della Cantina Due Palme dì Cellino San Marco, in provincia di Brindisi, colosso del settore vinicolo in Puglia.
“Intanto facciamo una premessa: le carie si creano quando batteri che in genere non sono nocivi provocano danni” precisa Andrea Ballini dell’ateneo Aldo Moro. “E questo avviene per tre motivi: la flora microbica presente nella bocca, lo stato generale di una persona e le sue abitudini alimentari”. Il colpevole è soprattutto un batterio, lo Streptococcus mutans, ed è qui che interviene il vino, o meglio i suoi ingredienti: i polifenoli. Che possiedono, è scritto nello studio, “attività inibente del processo di adesività batterica alla superficie dentale responsabile dell’insorgenza della carie”. Ovvero: bloccano l’azione dei batteri. I ricercatori hanno preso in esame bianchi e rossi, privati di alcol. Sono stati utilizzati il Selvarossa, prodotto da vitigni di Negroamaro e Malvasia nera, e l’Anthea, una Falanghina. In prove di laboratorio, hanno visto che i polifenoli contrastavano
la capacità adesiva dei batteri. Terminata la prima fase della sperimentazione (presentata a un congresso a Torino), ora si pensa alla fase due, precisa Ballini: “Mettere a punto prodotti contenenti queste sostanze e testarli su un campione di pazienti, forse entro l’anno. L’obiettivo finale sarà realizzare dentifrici, collutori o gomme da masticare a base di polifenoli”. “La collaborazione con i ricercatori” riferisce Angelo Maci, il presidente della Cantina Due Palme, “è iniziata nel corso cli una visita nella nostra tenuta. Uno degli esperti è rimasto colpito dal Selvarossa. In passato abbiamo già messo l’azienda al servizio, per così dire, della scienza. Con l’Università di Torino venne fuori, per esempio, che il Negroamaro che coltiviamo ha una concentrazione di resveratrolo, un antiossidante, cinque volte superiore agli altri vitigni”.
Non è la prima volta che la storia del vino, specialmente il rosso (più ricco di polifenoli), si intreccia con quella della medicina. Sulla rivista Cell metabolism è appena apparso uno studio che mostra come, almeno nei topi, il resveratrolo migliora la salute degli animali e ne allunga la vita media. E ormai certo, inoltre, che il vino protegge il sistema cardiovascolare. Elemento chiave sono sempre i polifenoli, in grado di prevenire i depositi di grasso nelle arterie e di ridurre il rischio delle placche responsabili di infatti e ictus. Non solo, secondo uno studio di Giuseppe Rotilio dell’Università di Tor Vergata, in paesi come Stati Uniti e Finlandia la mortalità da infarto è quattro, cinque volte superiore rispetto a Francia e Italia, dove il consumo di vino è maggiore di circa 10 volte. Ancora: il resveratrolo, difende le cellule nervose dopo un ictus (la ricerca è della Hopkins University School of medicine di Baltimora). Infine, negli estratti di bacca di Vitis vinifera è stata rilevata la presenza di melatonina, che ha effetti sul sonno e sui ritmi circadiani. Quanto a virtù salutari, i vini italiani primeggiano: le nostre bottiglie contengono il doppio di sostanze antiossidanti dei prodotti californiani e una quantità quadrupla in confronto ai rivali di sempre, i francesi. Unica avvertenza: tutto ciò vale per gli uomini, meno per le donne, nelle quali i vantaggi del vino vanno valutati tenendo conto dei potenziali rischi, ossia un aumento del pericolo di tumore al seno. Precisa Francesco Schittulli, presidente della Lega italiana tumori: “Si tratta di un rischio però soggettivo, perché legato al processo metabolico e ormonale della donna. Il vino ha comunque proprietà benefiche, a patto che il consumo non vada oltre un bicchiere a pasto, e non superi i 14 gradi”.

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