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Panorama

Gaia Gaja, l’italiana che scala l’hit parade della vigna ... Gaia, bellissimo nome femminile, ma trattandosi della figlia di Angelo Gaja, “the indisputed king of Barbaresco”, viene il sospetto che l’elegante allitterazione, che riconduce all’azienda vinicola, faccia parte delle intuizioni del Gaja genio del marketing, oltre che del fare in vigna e in cantina. li primo a sfondare sul mercato Usa dei vini di altissima gamma acquisendo fin dall’inizio il consenso incondizionato del critico enologico Robert Parker e di Winespectator, bibbia mondiale dei cultori del vino. Il tutto già negli anni Settanta quando nessuno avrebbe mai immaginato che una bottiglia di Barolo odi Barbaresco avrebbe superato i 150-200 dollari. Fatto sta che nella lista delle 50 donne più potenti nel mondo del vino, redatta a fine anno da The drink business, rivista internazionale online diretta ai professionisti del bere, Gaia Gaja, votata da un gruppo di lettori e di esperti, sta al dodicesimo posto, seguita al diciottesimo da Albiera Antinori, la sola altra italiana presente nella classifica. Davanti a lei nomi celebri: Philippine de Rothschild, proprietaria del celebrato Chateau Mouton; Lalou Bize-Leroy, regina della Borgogna; Jancis Robinson, penna del vino del Financial Times. Gaia è, dunque, la continuatrice designata del piccolo impero creato da suo padre con scelte innovative e, secondo il nonno (fondatore dell’azienda), addirittura iconoclaste. Vale per tutte quella di avere tolto il nome Barbaresco ai suoi tre vini più famosi: il Sorì Tildin, il Sorì San Lorenzo e il Costa Russi, chiamandoli semplicemente Langhe, per non sottostare al disciplinare del Barbaresco ed essere libero di ingentilire la severità dei vini da uve nebbiolo senza snaturarne l’identità, ottenendo quello che oggi è l’emblema dei vini piemontesi moderni. Quello di Gaia è un ruolo invidiabile ma non semplice. Anche se ormai viaggia da sola a presentare i 18 vini dell’azienda (100 ettari in Piemonte, 100 in Toscana fra Boigheri e Montalcino), come si supera la delusione di chi si aspetta di incontrare Angelo Gaja e invece si trova davanti la pur seducente figliola? “All’inizio suscitavo un po’ di diffidenza, ma in Asia come negli Usa basta dimostrare di essere in gamba. Se sei giovane e donna, no problem. Anzi”. Naturalmente prima ha dovuto venire a patti con un padre noto per essere tanto importante quanto ingombrante, anche se, afferma lei, “una ragazza, probabilmente, avverte meno la competizione con la figura paterna”. D’altra parte l’efficiente azienda di importazione e distribuzione da lui creata, che dal 1977 propone al mercato italiano una selezione di vini di altri paesi, dai grandi Borgogna e Bordeaux a etichette australiane, è gestita in toto dalla moglie Lucia e da Rossana, la figlia minore. Eppure, in famiglia l’idea di una modalità femminile nel condurre le cose, non esiste: “Trovo piuttosto bizzarra una classifica di donne e non, semplicemente, di persone” commenta lei a proposito del suo brillante piazzamento.

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