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Panorama

Il vino è giovane … Dalle Langhe alla Sicilia, passando per l’Emilia e le Marche, sono tanti i vignaioli under 30, testimonial della crescente attrattiva del settore agricolo tra i millennials. In queste pagine, dodici storie esemplari... Davide Zoppi, trentenne di Bonassola, un pugno di case a ridosso del mare in provincia di La Spezia, per la sua azienda vinicola Cà du Ferrà ha rinunciato a una carriera da magistrato. Vive tra le vigne, è felice, fiero: “L’agricoltore ha una funzione sociale. Restituisce dignità al territorio, crea indotto. Offre ai giovani la possibilità di restare nel luogo di origine”. Giovanni Frascolla, venti primavere, ha deciso di fare la sua parte nell’azienda di famiglia, la storica Tua Rita in Toscana. “Ricordo nonno Virgilio andare su e giù per i filari con una gamba sola, una settimana prima di morire. Quel passo dignitoso, lo sguardo vivace mi hanno fatto capire che non avrei potuto fare altro”. Raccogliere una pesante eredità in termini di riconoscimenti nel mondo non lo spaventa. Davide e Giovanni sono due dei dodici eno - millennials che Panorama ha rintracciato dal Trentino alla Sicilia. Il mondo del vino agli under trenta piace. Sempre di più. “Aumentano i laureati delle Facoltà di Viticoltura ed Enologia”, confermano dal Ministero dell’Istruzione. E aumentano gli iscritti a Coldiretti, che registra un più 30 per cento nel 2016. “Contiamo su finanziamenti e networking”, commenta Federico Terenzi, presidente dell’Associazione giovani imprenditori vinicoli italiani (Agivi) . Il quadro in fondo è positivo. La vendemmia 2017, che ha tenuto col fiato sospeso i produttori a causa della siccità, è andata bene. “Il calo produttivo, stimato al 26 per cento, non compromette il primato mondiale del nostro paese, con oltre 40 milioni di ettolitri”, annunciano unanimi Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) , Osservatorio del Vino e Unione italiana Vini. Raffaele Bornello di Ismea è ottimista: “Il vino italiano registra performance positive, soprattutto all’estero. L’export anche quest’anno indica una crescita oltre il 6 per cento in volume e valore, forse si raggiungeranno i sei miliardi di euro entro dicembre 2017”. E altre buone nuove arrivano da un rapporto Censis - Federvini sul consumo in Italia: “Si è passati dal bere al degustare. Tra il 2013 e il 2015 l’esborso degli italiani per il vino è cresciuto del 9 per cento contro lo 0,5 del settore alimentare. In un contesto di crisi, significa centralità di questa bevanda nei consumi”. Insomma, uno scenario decisamente roseo che sprona sempre più giovani a scommettere sul vino. Come fanno i due ragazzi citati prima, e come fa il 25enne trentina Federico Sandri. Nel suo biberon della sera c’era sempre una puntina dì grappa. Per lui un vignaiolo è “un artista che crea, un mago che mette un territorio in un bicchiere. Un ponte che collega persone”. È anche un collante che fortifica rapporti tra fratelli: come succede, a Diano
d’Alba, a Sergio e Giulio Abrigo, simbiotici, cresciuti a pane e tralci: fanno un Dolcetto interessante E alle sorelle Monica e Daniela Tibaldi, sempre nel cuneese: puntano dritte alla conquista del mondo. Wine Spectator le ha appena premiate vincitrici 2017 del WS Video contest, indetto ogni anno dal magazine. Nel Monferrato c’è Lorenzo Roso di Cascina Faletta. Sorriso passepartotut e un amore folle per il Pinot Nero: “Avrei voluto fare l’astronauta, salvo accorgermi che sto meglio a terra. Mi emoziona il contatto con la natura, che è diverso dall’amarla. La terra c’è da sempre e sempre ci sarà. In un mondo che muta rapido, far parte di qualcosa di eterno è un privilegio”. Lorenzo ha centrato quella che Cinzia Patera, psicologa, chiama “Bisogno di appartenenza. Ancor più della famiglia, l’alfa e l’omega dell’esistenza è la terra. Rassicura nella precarietà”. Alessandro Fedrizzi, nel bolognese, ha creato un’azienda con le sue sole forze. Integerrimo: “Non faccio vacanze, investo tutto sulla cantina, non ho vizi”. In provincia di Ancona c’è Riccardo
Baldi. Nelle bottiglie mette la sua ambizione: “Voglio diventare un famoso produttore perché il Verdicchio merita un posto d’onore accanto ai vini più blasonati”. Ci crede con tutta se stessa anche la campana Rosa Puorro. Astemia convinta, con un coup de théàtre nel 2014 ha iniziato l’avventura. All’attivo quattro vendemmie, tre produzioni eppure “siamo già menzionati in due importanti guide”. Alessandra Quarta, spirito guerriero, ha convinto il padre a non mollare in un momento di crisi. Il suo Qu.Ale piace. Non solo perché è buono. È accompagnato da un Manifesto per la democrazia del vino con tanto di articoli, scritto dalla pugliese. “Ciascuno ha diritto a un grande vino italiano al giusto prezzo”. Sta ancora festeggiando il palermitano Benedetto Alessandro: il suo Catarratto ha appena preso i Tre Bicchieri del Gambero Rosso. “Sono grato alle politiche che hanno
incentivato il ritorno alle campagne. I fondi europei hanno permesso a ragazzi come me di non lasciare la loro terra”. In Sicilia ci sono anche i fratelli Caruso, Michele e Nicoletta, di Assuli. Nicoletta viaggia per promuovere il vino, Michele ha scelto di stare tra la polvere dei filari. Anche loro, gente che piega la schiena in vigna, giovani che vanno a testa alta nel mondo.

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