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STORIA DEL VINO

Passo in avanti per il riconoscimento dell’appassimento della Valpolicella a Patrimonio Unesco

Al via la “call-to-action” per la candidatura della pratica enologica, nata 1.500 anni fa e usata per Amarone e Recioto

Senza l’appassimento, tecnica originale e antichissima della Valpolicella, non esisterebbe nemmeno l’Amarone, uno dei vanti del made in Italy del vino nel mondo. Proprio, in questi giorni, è stata raggiunta un’ulteriore tappa nel percorso di riconoscimento della pratica di appassimento delle uve della Valpolicella a Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco: il processo (che era stato presentato a Vinitaly 2022) entra ora nel vivo grazie alla “call to action”, organizzata dal Comitato Promotore, sotto il coordinamento del Consorzio per la Tutela dei Vini della Valpolicella, riunito oggi nella cantina “La Collina dei Ciliegi” di Massimo Gianolli. Riflettori, dunque, puntati sulla fase due, con l’intero territorio della denominazione veronese fare squadra per la valorizzazione di una tecnica usata per vinificare i rossi più famosi del territorio, tra cui appunto l’Amarone e il Recioto, tramandata da oltre 1500 anni.
Christian Marchesini, presidente del Consorzio della Valpolicella, capofila dell’iniziativa, spiega che “l’appassimento delle uve è, non a caso, la prima tecnica vitivinicola ad essere candidata come Patrimonio culturale dell’Umanità. Si tratta infatti di un savoir faire che ha scritto la storia ma anche l’economia del nostro territorio, ne ha plasmato i prodotti definendone la qualità, contribuendo a disegnare la geografia e l’evoluzione sociale, l’etica del lavoro e l’imprenditorialità, le festività e i ritmi stagionali. Un tassello fondamentale della nostra identità che non può essere dato per scontato, e che deve essere compreso e valorizzato anche e soprattutto dalle nuove generazioni”. “Il riconoscimento Unesco rappresenta un’occasione importante per le comunità coinvolte - spiega Pier Luigi Petrillo, presidente dell’organo degli esperti mondiali dell’Unesco per il Patrimonio Culturale Immateriale - ed oltre a comportare una spinta alla tutela della tradizione e del paesaggio bioculturale in cui viene esercitata, ne assicura la trasmissione alle nuove generazioni e favorisce una fruizione collettiva anche di tradizioni e riti ad essa collegati, stimolando la crescita del territorio e la consapevolezza del patrimonio culturale e identitario”.
L’Unesco ha fino ad oggi riconosciuto come Patrimonio immateriale 631 elementi in 140 Paesi del mondo, a rappresentatività della creatività umana. Per Massimo Gianolli, vicepresidente della Rete Valpantena e presidente “La Collina dei Ciliegi”, “appassimento vuol dire non solo vino di qualità, ma anche radici, impresa, valore aggiunto: una vision collettiva che non può non coinvolgere, trasversalmente, tutti gli stakeholders del territorio e che vedrà la Valpantena protagonista nel sostenere il progetto”.

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