“Questa crisi globale ha colpito pesantemente i grandi mercati del vino come Europa e Stati Uniti, e quelli emergenti, come il Brasile. Si stima che non sarà possibile recuperare i livelli di fatturato prima del 2024/2025. Dobbiamo prendere lezione dall’emisfero Sud che, in questa crisi, ha saputo sostenere meglio il settore del vino valorizzandolo. Fa, inoltre, scuola l’approccio del comparto delle bollicine che, a seguito della crisi del 2008, ha avuto un grande rilancio. Dovremo riformulare la nostra offerta”. Tra mercato del vino e sfide economiche, sociali e ambientali del prossimo futuro, lo ha detto Pau Roca, dg Oiv-Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino al Forum Mondiale - virtuale - delle Cooperative Vinicole sulla situazione globale e gli effetti della pandemia, promosso da Caviro e presieduto dal presidente del Gruppo Carlo Dalmonte, con i principali protagonisti del mondo vinicolo cooperativo internazionale, dall’Italia all’Australia, dall’Argentina al Brasile, dall’Uruguay al Cile, dalla Francia alla Spagna e Portogallo. In particolare, secondo Roca, occorre mantenere l’integrità del prodotto, puntare alla massima qualità e costruire un dialogo franco con il consumatore, in modo che resti elevata la fiducia nel vino in quanto prodotto naturale, agricolo e qualitativamente alto, in grado di ribaltare i pregiudizi e dimostrarsi utile alla salute e all’ambiente. “La vigna non produce solamente vino - sostiene - il 53% della produzione mondiale dell’uva viene destinato alla vinificazione, mentre il 47% all’alimentazione. La crisi mondiale colpirà anche a livello alimentare e la vigna potrà proporsi come prodotto globale universale, fonte anche di alimenti sani e calorici come frutta, succhi, il mostro o l’uva passa che possono essere utilizzati per contribuire a combattere la fame nel mondo. Un discorso su questo tema è stato avviato con il segretario generale Fao nell’Assemblea delle Nazioni Unite, per promuovere programmi di ricerca e sviluppo”.
“La pandemia ha modificato molte abitudini e si ripercuote profondamente anche sul business in cui operiamo - ha detto Dalmonte - di conseguenza, sono almeno tre le dimensioni su cui riflettere: gli effetti contingenti, quelli permanenti e le azioni migliorative che possiamo mettere in campo”. E tra gli effetti immediati, il comune denominatore su tutti i territori è il blocco del canale Horeca, ora in lenta ripresa, a fronte di una crescita di acquisti nei supermercati o con delivery ed e-commerce, che ha comportato non tanto un calo quanto un cambiamento nel consumo del vino, legato a un uso domestico e da pasto, più che a momenti di tempo libero o conviviali. Dato preoccupante infatti è la flessione generale del fatturato più che dei volumi, una situazione che si sta ripercuotendo sui segmenti premium, spingendo i consumi verso prodotti a prezzi minori. Ma c’è preoccupazione in generale per la crisi economica all’orizzonte: “compariranno più disuguaglianze sociali e la globalizzazione ridurrà la sua portata - ha aggiunto Dalmonte - è uno scenario in cui il mondo cooperativo può dire e fare molto, perché è radicato sui territori e portatore di un modello di sviluppo più equo e sostenibile, capace di tradurre le difficoltà in opportunità. Per esempio, potrebbe essere il momento giusto per puntare ad una qualità migliore e togliere ovunque lo zucchero esogeno dal prodotto, per far sì che in bottiglia ci sia solamente il frutto della pianta della vite”.
“Il settore vitivinicolo è in grande difficoltà - ha aggiunto Luca Rigotti, coordinatore settore vino Alleanza Cooperative Italiane - e non è il solo. Il cambio di abitudini di consumo a danno del settore Horeca fa prevedere un calo tra il 20-25% del fatturato (quantificabile in 2 miliardi di euro). Alla politica, sia nazionale che europea, abbiamo chiesto di prendere in considerazione le nostre proposte e di mostrare più dinamicità nelle misure di promozione verso Paesi terzi. Stiamo lavorando in sede Europea per ottenere provvedimenti tempestivi ed omogenei. Attualmente siamo costretti a lavorare in ottica di distillazione, che pur non essendo una destinazione primaria del prodotto, ci consente di smaltire i quantitativi in eccesso. Per il futuro, dovremo attrezzarci per ragionare ad ampio spettro, sostenendo insieme un’economia agricola che è fondamentale a livello globale ma che purtroppo in questo momento, come molti altri settori economici, deve affrontare nuove difficoltà”.
L’Asia sarà il mercato di riferimento più importante per il futuro, in occasione dell’Esposizione Universale 2025, di scena ad Osaka, le cooperative vinicole del mondo devono essere presenti con un padiglione dedicato, per diffondere la cultura e il consumo del vino anche il quella vasta zona del mondo.
Nell’attesa, i punti su cui muoversi sono “una situazione generale stabile a volumi ma che vede una perdita in valore; nuovi ambiti di controllo e gestione delle oscillazioni e turbolenze inaspettate dei mercati e la tematica dello zucchero; il rapporto di vino e salute, oggi controverso, avviando un dialogo costruttivo con il mondo della medicina; politiche sostenibili a 360°, ambientali, sociali ed economiche”, ha concluso Dalmonte ribadendo “l’importanza della configurazione cooperativa delle Cantine Sociali, nell’industria vinicola e non solo, quale modello vincente in termini di modernità e sostenibilità, a supporto della spinta globale per una rinascita sociale, economica e ambientale”.
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