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VINO E IMPRESA

Piantare nuova vigna vuol dire investire nel futuro del settore e del territorio. Come fa Braida

Due nuovi ettari sulla Collina dell’Asinara per la cantina simbolo della Barbera, per la produzione del Curej, il più giovane dei vini di Braida

Piantare nuova vigna vuol dire investire nel futuro del settore e del territorio. E ora torna a farlo anche “Braida”, cantina icona della Barbera d’Asti e tra le più celebri del Piemonte, fondata nel 1961 da Giacomo Bologna, con già 70 ettari di vigna tra Langhe e Monferrato, che ne ha piantati altri due, sempre di Barbera, per il suo Curej, sulla collina dell’Asinara, come spiega Raffaella Bologna, proprietaria, insieme al fratello Giuseppe, della storica cantina di Rocchetta Tanaro, nell’Astigiano.
“Ogni volta che da “Braida” si pianta una vigna, si rinnova l’entusiasmo e si rinsalda una promessa che unisce la famiglia Bologna da generazioni: ogni vigna che nasce è un dono e un impegno per chi verrà dopo. Questa volta siamo tornati a farlo sulla collina dell’Asinara - spiega Raffaella Bologna - una posizione ben ventilata, che regala frutti sani e la cui altitudine, unita all’effetto refrigerante dei boschi che la circondano, regala ai vini gradazioni alcoliche più contenute. Abbiamo recuperato una collina storicamente vitata, un bel balcone sul paese di Rocchetta Tanaro, riposizionando vigneti che erano stati estirpati da tempo. Esposta verso est, sud-est e sud, la posizione di questa vigna, che abbiamo acquistato nel 2021, è ben soleggiata e immersa in un panorama di biodiversità garantita dalla vicinanza con il Parco Naturale di Rocchetta Tanaro, un polmone verde di 120 ettari che è stata la prima area protetta dell’Astigiano, dal 1980.” Il terreno qui ha una prevalenza sabbiosa mista ad argilla rossa, è sciolto e leggero. Sono stati scelti più cloni di barbera e portainnesti adatti a questo tipo di suolo, con radici molto profonde. Le uve di questa nuova vigna, tra tre anni, si aggiungeranno alla produzione di San Bernardo, Curej: il più giovane dei vini Barbera di Braida, fresco e di impronta contemporanea. Nel nome, Curej celebra le sue origini (è il soprannome delle famiglie che da sempre abitano e curano questa piccola regione di Rocchetta Tanaro, dove già nel Settecento i monaci praticavano la viticoltura) e nei profumi e nel sorso evoca il panorama di vigne e boschi da cui nasce: aperto, vasto, semplice, felice. Una Barbera alla quale un breve affinamento in legno e la maturazione in bottiglia donano freschezza, bevibilità ed esalta gli aromi primari.
“La destinazione ideale per Curej secondo noi è la tavola dei ristoranti. Curej, infatti, è un vino che si presta particolarmente bene a essere apprezzato in un contesto ristorativo, dove gli esperti sommelier possono valorizzarne appieno le qualità attraverso abbinamenti gastronomici mirati e presentazioni suggestive; la ristorazione poi è uno dei canali naturali per la Barbera, un vino che si abbina molto bene con molteplici cucine del mondo. In particolare, per Curej, la naturale eleganza, leggerezza e freschezza di gusto lo rendono un vino perfetto anche da servire al calice” spiega Raffaella. La prima vendemmia di Curej è stata la 2019; si affianca alle altre espressioni di Barbera Braida, ognuna delle quali interpreta con grande espressività” lo specifico terroir da cui proviene: La Monella, Barbera del Monferrato frizzante, le riserve Montebruna, Bricco dell’Uccellone, Bricco della Bigotta e Ai Suma.
“La Barbera è nel nostro Dna - conclude Raffaella Bologna - con Curej lo è una volta di più”. Con la famiglia che porta avanti la filosofia del fondatore Giacomo Bologna, riassunta in queste parole: “costruitevi una cantina ampia, spaziosa, ben aerata e rallegratela di tante belle bottiglie, queste ritte, quelle coricate, da considerare con occhio amico nelle sere di Primavera, Estate, Autunno e Inverno sogghignando al pensiero di quell’uomo senza canti e senza suoni, senza donne e senza vino, che dovrebbe vivere una decina d’anni più di voi”.

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