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VINO & BUONE PRATICHE

Premio Gavi “La Buona Italia 2023” a Ruffino per la comunicazione del vino “sostenibile”

Indagine per il Consorzio del Gavi sul significato della sostenibilità. “Menzioni speciali” a Gruppo Mezzacorona, Cantina Pizzolato e Ricci Curbastro

Per il mondo del vino italiano, la sostenibilità, nelle sue accezioni, ambientale, economica, sociale, ma anche culturale, intesa come rispetto di regole consolidate, di storia e tradizione, è un impegno imprescindibile, una scelta a cui nessun produttore si può più sottrarre, sia per le spinte normative dettate dall’Agenda 2030 dell’Unione Europea, sia in risposta alle fasce più consapevoli di consumatori. Un modo aggiornato di “fare bene le cose”, da sempre praticato dalle imprese orientate alla qualità e fondato sui valori del rispetto e della cura, del prodotto, del territorio, delle persone che lavorano in azienda, della comunità, del consumatore, che non ha un punto di arrivo ma che è continua ricerca, innovazione, sperimentazione e tecnologia. E comunicarla, crea resilienza e vantaggi competitivi. È il significato di un termine bellissimo, ma difficile e spesso abusato, per le aziende vitivinicole italiane, secondo un’indagine promossa dal Consorzio Tutela del Gavi, e realizzata da Walden Lab & The Round Table (diretta da Francesco Moneta), per il Premio Gavi “La Buona Italia 2023”. All’edizione n. 9, di scena oggi a Milano, a vincere il riconoscimento dedicato alle buone pratiche messe in atto dalle cantine e dai Consorzi del vino italiano, è Ruffino, la storica griffe toscana, oggi del gruppo Constellation Brands, per la capacità di comunicare il suo impegno nella sostenibilità (e per la quale, tra il 2019 ed il 2025, ha investito 11 milioni di euro a 360 gradi, ndr). Premiati, con le “Menzioni speciali”, anche il Gruppo Mezzacorona, La Cantina Pizzolato e Ricci Curbastro per la particolare attenzione con la quale hanno comunicato i propri progetti di sostenibilità e responsabilità sociale in ambito vinicolo.
Ruffino è stata premiata per la capacità di comunicare il proprio “cuore verde”: “mette al primo posto, in modo chiaro con la giusta enfasi, la tutela ambientale, il consumo responsabile, le iniziative di “giving back”, la responsabilità e il welfare aziendale e la lotta per la disparità di genere, stilando nero su bianco i valori che sottendono alla produzione, e sottoscrivendo, di fatto, un patto di credibilità con il consumatore, che l’azienda rinnova ogni giorno, attraverso il contenuti web e social. Per Sandro Sartor, presidente e ad Ruffino, “è stata colta l’essenza del nostro impegno così come la sua concretezza e la trasversalità”.
Dall’indagine condotta da Walden Lab, Advisory & Research for a Sustainable future & The Round Table per il Consorzio Tutela del Gavi, sulle 21 aziende in short list, è emersa una visione avanzata della sostenibilità, non vissuta come una leva di marketing, ma come “elemento di sostanza” in grado di valorizzare la produzione vinicola con ricadute dirette sulla qualità del prodotto, sulle sue performance e sull’immagine dell’azienda. Comunicare la sostenibilità, che pure è un processo lungo, spesso legato ai valori fondativi originari dell’azienda stessa, strettamente connesso a decisioni anche dirompenti che sono state prese e attuate nel corso di tanti anni, significa poter contare su uno strumento di differenziazione, di identità, che rafforza la reputazione del marchio, la stima e la fiducia nello stesso. Proprio perché di stima e di fiducia si parla, c’è sempre più consapevolezza che il greenwashing appartenga al passato e che serietà, coerenza, trasparenza e concretezza debbano essere i valori-guida della comunicazione del vino sostenibile. Valori che si estendono anche alla governance delle aziende produttrici e al loro impatto sul territorio di competenza: la sostenibilità infatti è anche sociale, prevede un fronte interno - il welfare aziendale finalizzato al benessere dei dipendenti, parità di genere, all’inclusione - e un fronte esterno con progetti dedicati al territorio e alla comunità di appartenenza.
E se il consumatore italiano in media è meno attento ai temi della sostenibilità rispetto ad uno del Nord Europa, Germania, Stati Uniti, Canada, è doveroso creare iniziative di comunicazione finalizzate ad informare, sensibilizzare ed educare al valore della sostenibilità sia attraverso l’utilizzo di strumenti tradizionali (comunicati stampa, incontri, eventi) e digitali (sito e social) sia specificatamente dedicati ai temi della sostenibilità come il bilancio o le certificazioni, differenziandoli a seconda dei pubblici di riferimento: Social (Facebook e Instagram) e visite alle cantine per il consumatore finale; interventi in scuole e università per formare/sensibilizzare i più giovani; Linkedin e Bilancio di Sostenibilità per gli stakeholder “esperti”; eventi in presenza per fornitori e venditori; momenti di formazione dedicata per i dipendenti.
“Ancora una volta lo scenario indicato dal Premio e l’analisi condotta sono un esempio da seguire - per il presidente del Consorzio del Gavi, Maurizio Montobbio- abbiamo dimostrato come gli imprenditori del vino in Italia comunicano la sostenibilità non tanto perché sia obbligatorio ma perché credono sia la strada giusta. È un modello a cui ispirarsi, anche per i produttori più piccoli, e ci porta ad una riflessione: ci aspetta un futuro complesso in cui la responsabilità delle nostre azioni sarà totalmente sulle spalle dei produttori. Fare bene le cose e dirlo dopo averle fatte dimostrerà la credibilità di un intero settore e la sua capacità di rinnovarsi”.
Nato nel 2015, il Premio Gavi “La Buona Italia”, che WineNews ha sempre seguito facendo parte dei giurati, è stato assegnato dalla giuria composta da Paolo Anselmi, founder e managing Partner di Walden Lab, ad Antonio Bozzo, giornalista e autore di Prima Comunicazione, da Lisa Casali, scienziata ambientale, divulgatrice scientifica e scrittrice, a Paolo Castelletti, segretario generale Uiv-Unione Italiana Vini, da Donatella Cinelli Colombini, fondatrice de Le Donne del Vino e docente di Turismo del Vino, a Michele Antonio Fino, professore di Fondamenti del Diritto Europeo all’Università di Pollenzo, da Simonetta Pattuglia, docente di Marketing, Comunicazione e Media e curatrice di “Food, Wine & Co.” dell’Università di Roma Tor Vergata, a Stefano Stefanucci, direttore Equalitas.

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