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VINO E TERRITORIO

Ruffino, 11 milioni di euro investiti tra il 2019 ed il 2025 per la sostenibilità. A 360 gradi

La riconversione a biologico di tutte le 9 tenute del gruppo solo uno dei pilastri della strategia del brand toscano di Constellation Brands
BILANCIO DI SOSTENIBILITA, RUFFINO, vino, Italia
Ruffino, una delle più importanti realtà del vino italiano, punta sulla sostenibilità

Per essere sostenibili davvero, servono investimenti massicci. Per raggiungere obiettivi concreti, e per diventare un modello ed uno stimolo, in questo senso. E va in questa direzione la strategia della storica realtà toscana Ruffino, oggi del gruppo Constellation Brands, guidata da Sandro Sartor, che vuole diventare “un brand for purpose”, ossia un brand che antepone il benessere delle persone in qualsiasi scelta. Ed è per questo Ruffino ha stanziato un budget senza precedenti di 11 milioni di euro, cioè il 28% sugli investimenti annuali del gruppo, distribuito su sette anni (dal 2019 al 2025), per mettere in pratica il processo di conversione delle proprie attività produttive verso ambiziosi quanto necessari standard.
In una strategia iniziata con il progetto “Ruffino Cares”, progetto nato nel 2018 come marchio contenitore di iniziative legate alla Responsabilità Sociale d’Impresa, oggi vera e propria strategia,che mette al centro lo sviluppo sostenibile come rappresentato dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (Sdg) applicati al comparto vitivinicolo. Con l’ambiente che è solo uno dei quattro pilastri che sorreggono questo percorso, accanto a politiche aziendali orientate alla diversità e all’inclusione, promozione del bere responsabile a vantaggio della società e del comparto, impegno verso gli altri e in particolare verso le comunità locali. Tanti i traguardi fissati per il 2025, tra i quali la completa conversione al biologico delle 9 tenute del gruppo, che per l’ampiezza degli obiettivi ambientali e sociali posti, il volume degli investimenti stanziati e il numero di portatori di interesse toccati, rappresenta uno uno dei player più ambiziosi nell’intero comparto enologico italiano, forte di circa 29 milioni di bottiglie annualmente prodotte, 83 Paesi del mondo serviti e 123,2 milioni di euro di fatturato nel 2022. Dati e progetti presentati nei giorni scorsi, a Palazzo Mezzanotte a Milano, sede della Borsa, dove è intervenuto, tra gli altri, Marco Frey, professore ordinario di Economia e Gestione delle Imprese alla Scuola Superiore Universitaria Sant’Anna di Pisa e presidente della Fondazione Global Compact Italia, organismo delle Nazioni Unite. “Casi come quello di Ruffino - sostiene il professor Frey - mostrano un assunto fondamentale della sostenibilità: è possibile, oltre che necessario, fare meglio con meno. Il volume di vino prodotto negli ultimi decenni in Italia è assai diminuito, ma il comparto è cresciuto perché sono cresciuti il valore della produzione, la qualità e l’export. In questo senso, l’enologia italiana sta compiendo un percorso emblematico che rispecchia il ruolo cruciale delle aziende, accanto alle istituzioni e ai cittadini, nel rendere il cambiamento possibile”.
“In questa gara non c’è chi arriva primo e chi arriva ultimo - ha detto Sandro Sartor, presidente/ad Ruffino e vice presidente Unione Italiana Vini (Uiv) - ma bisogna arrivare tutti. Le attività del settore vitivinicolo sono in regime di interdipendenza con la disponibilità di risorse naturali (risorse energetiche, acqua, clima, suolo, aria ed ecosistema) e col tessuto socioeconomico nel quale si collocano”. Per questo è fondamentale, in un’ottica di sostenibilità complessiva e a lungo termine, che un’impresa vitivinicola che si voglia dire sostenibile adotti sistemi produttivi e condotte che preservino le risorse naturali, ne affinino le modalità di utilizzo e migliori anche le condizioni sociali ed economiche del proprio territorio” conclude Sartor.
È perciò indispensabile che tutti gli stakeholder siano coinvolti in questo progetto, a partire dalle aziende coinvolte nell’intera filiera. Parallelamente alla conversione biologica delle 9 tenute che sarà completata con la vendemmia 2024, gli obiettivi Ruffino 2025 prevedono di rendere la propria filiera al 100% sostenibile, facendo da traino anche per le realtà più piccole del proprio indotto, attraverso un taglio delle emissioni del 15% per arrivare al 50% nel 2030, un aumento del 15% dei rifiuti mandati in riciclo per arrivare a zero rifiuti nel 2050, una riduzione dell’utilizzo dell’acqua integrata a un aumento del 25% delle acque riutilizzate nel processo di produzione.
A questi obiettivi, si aggiungono le molte necessarie certificazione e azioni come quelle sulla valorizzazione della biodiversità, sul sostegno al tessuto sociale locale e sull’inclusione di categorie svantaggiate portando una visione olistica che vuole andare oltre lo stesso concetto di sostenibilità. E l’attiva adesione a tutte le iniziative collettive possibili, tra cui il contributo diretto alla redazione di un “Disciplinare del sistema di certificazione della sostenibilità della filiera vitivinicola” che fornisca un quadro normativo condiviso in Italia.
Con l’anno fiscale 2022 Ruffino ha pubblicato il suo quarto bilancio di sostenibilità certificato. Sebbene non esista per legge un modello unico a cui attenersi, le informazioni che Ruffino ha rendicontato seguono le linee guida internazionalmente riconosciute del Global Reporting Initiative. La verifica della solidità dei dati presenti nel bilancio di sostenibilità, c.d. assurance, è stata affidata alla società Dnv assicurando il raggiungimento delle linee guida prefissate da Ruffino.

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