Si parla spesso, soprattutto in questo periodo di dazi al 15%, dell’importanza primaria del mercato statunitense per il vino italiano, ma anche francese, le due principali “superpotenze” del comparto enoico internazionale. Sono gli Usa, infatti, ad incidere più di tutti, e con distacco, sui numeri dell’export di questi Paesi, “colpiti” dal fascino dei grandi vini italiani e transalpini. Eppure, anche il vino prodotto negli Stati Uniti, genera un valore non trascurabile per la propria economia. Come riporta WineAmerica, l’associazione nazionale del settore vinicolo negli Stati Uniti, che conta 400 membri, ed ha commissionato uno studio sull’impatto complessivo dell’industria vinicola per il 2025, aspetti come la produzione, la distribuzione, la vendita e il consumo di vino, che apportano benefici a molti settori dell’economia statunitense, genereranno nell’anno un giro economico complessivo di circa 323,55 miliardi di dollari (277 miliardi di euro, ndr).
Un prodotto, il vino, che viene descritto come “la bevanda a valore aggiunto per eccellenza”, capace di far smuovere gli affari anche per settori diversi, da quello bancario alla pubblicità, dai trasporti agli imballaggi, tanto per fare qualche esempio. Ed un toccasana anche per l’occupazione: l’industria vinicola made in Usa, impiega direttamente 927.033 persone e genera altri 383.476 occupati nelle industrie fornitrici e ausiliarie, creando e sostenendo, di fatto, 1,75 milioni di posti di lavoro. Merito dei 10.761 produttori di vino presenti in ognuno dei 50 Stati, compreso il distretto di Columbia, per un totale di 763.080 acri di vigneto (oltre 308.000 ettari, ndr).
L’industria vinicola statunitense, sempre secondo lo studio, offre buoni posti di lavoro, con una media di 58.400 dollari annui in salari e benefit (50.000 euro, ndr), ma quelli generati dall’attività economica diretta, indiretta e indotta dall’industria vinicola ammontano a 102,14 miliardi di dollari (87,4 miliardi di euro, ndr). Senza dimenticare che il comparto vinicolo rappresenta una leva importante anche per il turismo. Viene stimato che le regioni vinicole americane genereranno 74 milioni di visite per un “giro” di spesa pari a 14,13 miliardi di dollari (e quindi intorno ai 12 miliardi di euro, ndr).
L’industria vinicola, inoltre, genera entrate fiscali a livello locale, statale e nazionale. Nel 2025, il settore pagherà quasi 20,99 miliardi di dollari in imposte statali e locali sulle imprese e 25,05 miliardi di dollari in imposte federali sulle imprese, per un totale di oltre 46 miliardi di dollari (circa 39,3 miliardi di euro). Inoltre, viene riportato, il settore genera circa 1,13 miliardi di dollari di imposte federali sui consumi e 6,07 miliardi di dollari di imposte statali sui consumi, che includono accise e imposte sulle vendite.
E se il vino negli States si produce ovunque, ci sono Stati che hanno un impatto economico maggiore: nella sola California, dove si insediano la Napa Valley e Sonoma, il vino genera 84,5 miliardi di dollari (circa 72,3 miliardi di euro), oltre un quarto del totale a livello nazionale. Seguono a distanza, stati in cui il vino ha ricadute economiche importanti, come il Texas (24,39 miliardi di dollari) e la Florida (20 miliardi di dollari).
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