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ANALISI WINENEWS

Primo trimestre 2023: le spedizioni di vino italiano al +3,8%, per 1,77 miliardi di euro

Volumi stabili, le certezze arrivano ancora da Germania e Usa, la Gran Bretagna ricuce lo strappo, preoccupano Paesi Scandinavi e Asia
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Le spedizioni di vino italiano nel primo trimestre 2023

Il primo trimestre 2023 segna la ripresa, a pieno regime, delle esportazioni di vino italiano, che segna una crescita del +3,8% a valore, a quota 1,77 miliardi di euro, come rivelano gli ultimi dati Istat, analizzati da WineNews. Con 489 milioni di litri, inoltre, restano stabili i volumi (+0,1%), tenuti in equilibrio essenzialmente dagli sfusi (+13,4%), che controbilanciano il calo dell'imbottigliato (-2,4%) e degli spumanti (-3,2%): per entrambi - è importante sottolinearlo - il trend a valore è comunque positivo, con i vini in bottiglia che segnano il +2,8%, a quota 1,2 miliardi di euro di giro daffari, e le bollicine che volano al +7,3% a 459 milioni di euro.

Si confermano, sui diversi mercati, le tendenze che hanno caratterizzato i primi due mesi dellanno: dopo il primo quarto di 2023, così, le importazioni di vino italiano in Usa e Germania continuano a correre, così come in Francia e Russia, mentre continuano le difficoltà del Canada, del Giappone, della Cina e, in misura minore, della Danimarca. Inoltre, per quanto ancora indietro sullo stesso periodo del 2022, ricuce lo strappo la Gran Bretagna, con unottima performance mensile.

Procedendo, geograficamente, in ordine, continua la luna di miele del vino italiano con i wine lover di Francia, dove le spedizioni crescono addirittura del +27%, a quota 72,3 milioni di euro. Ancora stabile, perfettamente in linea con il dato di un anno fa, la Svizzera, a 104,5 milioni di euro (+0,48%). Positiva la crescita per le importazioni di vino italiano in Austria, che segnano il +6,6%, arrivando a 31,4 milioni di euro. La Germania, come detto, rappresenta ancora una granitica certezza: qui, il vino italiano, in appena un trimestre, ha già raggiunto un giro d’affari all’import di 278,7 milioni di euro (+5,6%), anche se il dato di marzo segna una frenata del -2,6% su marzo 2022. Ancora in terreno positivo i Paesi Bassi, che, nel primo trimestre 2023, hanno importato 54,4 milioni di euro di vino italiano (+6,2%), così come il Belgio, che arriva a 55 milioni di euro (+3,8%).

Prosegue la dinamica positiva della Gran Bretagna, dove il dato dei primi tre mesi 2023 è ancora negativo sullo stesso periodo 2022: -7%, per 158 milioni di euro di vino importato nel periodo, ma marzo ha segnato un confortante +11,6% (67,7 milioni di euro). Si raffreddano i mercati dei Paesi Scandinavi: da un lato c’è il calo - diventato preoccupante - della Danimarca (-19,7%, a 36,4 milioni di euro), dall’altro la sostanziale stabilità della Svezia (+0,6%, a 49,8 milioni di euro), in mezzo la frenata della Norvegia (-4,4%, a 24,9 milioni di euro). Desta sempre una certa curiosità il dato della Russia, un mercato che per il vino italiano - nonostante la guerra in Ucraina, che drena risorse e comprime in consumi - continua a crescere: +41%, a 34,1 milioni di euro, un dato decisamente superiore anche al 2021, quando l’invasione di Kiev era ancora lontana.

Oltreoceano è ancora gratificante la performance del mercato Usa, che, nel primo trimestre 2023, segna il +10,7% (446 milioni di euro di vino italiano importato), in leggerissima frenata sul dato di febbraio. Non dà alcun segno di recupero il Canada, dove i primi tre mesi dell’anno hanno segnato un calo delle spedizioni del -20,4%, a 79,8 milioni di euro: che sia la fine della bolla? Difficile dirlo, ma il debito privato, tra i più alti al mondo, come segnalato dal Fondo Monetario Internazionale, rischia di innescare la deflagrazione della bolla immobiliare.

Infine, i mercati dellAsia, ancora tutti in campo negativo. La Cina perde il 34,7%, e si ferma a 19,3 milioni di euro di vino italiano importato nel primo trimestre 2023; il Giappone, Paese di riferimento per il nostro export enoico, si ferma a 41 milioni di euro (-7,1%); la Corea del Sud, che rischia di rivelarsi un fuoco di paglia, con 14,4 milioni di euro di giro d’affari, in calo del 29,3%; recupera qualcosa Hong Kong, a 5,4 milioni di euro (-6%), cui l’Italia dei fine wine guarda sempre con una certa attenzione, così come a Taiwan, che, nel primo trimestre 2023, ha importato, però, solo 3,9 milioni di euro di vino italiano (-22,5%).

Focus - Il primo trimestre 2023 delle spedizioni di vino italiane, secondo Unione Italiana Vini

Si chiude un primo trimestre complicato per le vendite di vino italiano all’estero, con i volumi piatti (+0,1%) e una performance tendenziale in valore a +3,8% (1,8 miliardi di euro). Lo rileva l’Osservatorio Uiv-Ismea-Vinitaly, che ha elaborato gli ultimi dati Istat sul commercio estero. I volumi commercializzati, evidenzia l’Osservatorio, sono tenuti a galla dall’exploit di vendite di vino sfuso (+13,4%) - che registrano però una forte contrazione dei listini (-9,2%) - e dei comuni, a +12,8%. In sofferenza, sempre nei volumi, i prodotti bandiera del made in Italy, a partire dai vini fermi Dop imbottigliati, che si scendono del -5,3% (+2,5% il valore) con i rossi a -6,6%. Giù anche gli Igp (-2,5%), dove la crescita dei bianchi (+8,3%) non è bastata calmierare la perdita dei rossi (-7,5%) e dove il segno rosso si evidenzia anche nei valori. Tra le tipologie, si conferma l’avvio difficile per gli spumanti (-3,2% volume e +7,3% valore), complice la contrazione dei volumi esportati di Prosecco (-5,5%), mentre prosegue la buona stagione dell’Asti Spumante (+9,1%) e degli sparkling comuni (+4,4%).

“In questo primo trimestre - ha detto il segretario generale Unione Italiana Vini (Uiv), Paolo Castelletti - la coperta troppo corta è sempre più evidente: la crescita in valore è infatti insufficiente per far fronte al surplus di costi dettato da materie prime ed energetici, che influisce per circa il 12% su un prezzo medio aumentato di appena il 3,7%. Permangono le notevoli difficoltà dei rossi, in particolare quelli Dop e Igp, a cui si aggiunge la battuta d’arresto dello spumante. Più in generale, l’attuale congiuntura impone alla domanda scelte low cost, e per questo in termini volumici fanno meglio prodotti base che hanno ritoccato poco i listini. Ma a che prezzo?”.

“Il mercato mondiale del vino sta mandando segnali di cambiamento che sembrano favorire al momento i vini di fascia più bassa”, ha commentato Fabio Del Bravo, responsabile della Direzione Servizi per lo Sviluppo Rurale Ismea. “Guardando alle dinamiche dell’export dei nostri principali competitor, la Francia appare particolarmente penalizzata dall’attuale orientamento del mercato, e registra una riduzione dei flussi in quantità del 7,5% (+3,4% gli incassi). I vini spagnoli, al contrario, sono favoriti da un prezzo più competitivo e spuntano delle progressioni sia in volume (+3,8%) che in valore (+11,4%). Per il nostro export, siamo lontani dai tassi di crescita a cui il settore ci aveva abituati negli ultimi anni. A complicare il quadro anche l’evidente rallentamento delle vendite alla distribuzione sul mercato interno e i quasi 53 milioni di ettolitri di vino stoccati negli stabilimenti che, sebbene in riduzione sui valori record dei mesi scorsi, fanno registrare una crescita di oltre il 4% sullo scorso anno”.

Sul fronte dei mercati, cresce in volume la piazza Ue (+7,3%) e si contrae quella extra-Ue (-7,7%); tra i top buyer gli Usa rimangono in terreno positivo (+0,4% volume, +10,8% valore) cresce, grazie agli sfusi, la Germania (+6,2% in volume e +5,6 in valore) mentre il Regno Unito cede il 13,5% (-7% il valore). In contrazione, nei volumi, mercati di sbocco ed emergenti come Canada (-24%), Svizzera (-8,4%), Giappone (-22,9%) e si conferma in caduta libera il mercato cinese (-43,7%). Volano gli ordini dalla Russia: +33,0%. Tra le regioni, rallentano i valori export per le top 3, con il Veneto a +3%, il Piemonte a +0,2% e la Toscana a +0,6%. Sopra la media gli incrementi di importanti regioni produttrici, come il Trentino-Alto Adige, l’Emilia-Romagna, la Lombardia.

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