La sfida più grande per l’umanità è quella di produrre abbastanza cibo per sfamare una popolazione mondiale arrivata a quota 7,7 miliardi di persone in maniera sostenibile. Una cosa che, attualmente, non stiamo facendo: secondo l’ultimo studio pubblicato da “Nature”, curato dai ricercatori del Potsdam Institute for Climate Impact Research (PIK), guidati dal professore Dieter Gerten l’obiettivo è ben distante, visto che oggi produciamo cibo sostenibile per nutrire appena 3,4 miliardi di persone. Eppure, le soluzioni ci sono, per arrivare a produrre il sostentamento a più di 10 miliardi di persone, in maniera sicura e senza impatto per gli equilibri della natura.
L’analisi - scrive il quotidiano “La Repubblica” - parte dalla cosiddetta “Teoria dei 9 limiti planetari” formulata nel 2009 dal geofisico svedese Johan Rockström: nove soglie ambientali che le attività antropiche non dovrebbero oltrepassare per mantenere intatto il Pianeta. Gli scienziati hanno stabilito quante persone è possibile nutrire senza eccedere questi limiti date tecnologia, diete e condizioni socioeconomiche correnti. Nel dettaglio, il team diretto da Gerten ha esaminato quattro dei nove confini, quelli direttamente collegati alla produzione di cibo: il mantenimento della biodiversità, l’uso sostenibile di acqua dolce, il ricorso limitato all’azoto in agricoltura ed a pratiche di disboscamento. Basato su vari modelli di simulazione, il lavoro mostra come allo stato attuale il sistema alimentare sia in grado di fornire una dieta bilanciata (2,355 kcal pro capite al giorno), a solo 3.4 miliardi di persone. Il lavoro quantifica per la prima volta l’insostenibilità dei ritmi attuali di sfruttamento delle risorse alimentari.
“Sottraiamo terra per allevamento e coltivazione intensiva, fertilizziamo ed irrighiamo troppo mettendo in pericolo il ciclo dell’acqua, questi i principali problemi - osserva Gerten - e per risolverli, occorre ripensare completamente la filiera del cibo”. Secondo i ricercatori - continua l’articolo del quotidiano “LaRepubblica” - la sola riorganizzazione razionale delle tecniche agricole garantirebbe un’alimentazione sostenibile per 7,8 miliardi di persone, poco più della popolazione attuale. La soluzione passa per poche ma fondamentali soluzioni: “rinaturalizzazione” degli allevamenti nelle aree in cui più del 5% delle specie sono a rischio estinzione; riforestazione dei terreni coltivati laddove più dell’85% della foresta tropicale è stata disboscata; riduzione dell’uso dell’azoto nei fertilizzanti. Essenzialmente, si tratta di spostare parte delle attività agricole e di allevamento da zone sottoposte a “stress ambientale” elevato - prevalentemente Cina orientale ed Europa centrale - verso altre in cui i limiti ambientali sono distanti dall’essere superati, come il Nord-Ovest degli Stati Uniti e soprattutto l’Africa sub-Sahariana.
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