A dieci anni dal decreto ministeriale che ha tutelato l’uso esclusivo del termine Prosecco all’area delle colline di Conegliano e Valdobbiadene e delle 5 province venete di Treviso, Venezia, Padova, Vicenza e Belluno (oltre alle 4 province friulane), i viticoltori del Veneto hanno conquistato il mercato mondiale. Un successo che si misura con gli oltre 600 milioni di bottiglie vendute oggi nel mondo (più dello Champagne) rispetto ai 200 milioni di bottiglie della vecchia Doc Conegliano Valdobbiadene e della Igt di pianura di dieci anni fa. “Con l’operazione del 2009, che ha separato la denominazione del vino (Prosecco) da quello della varietà della vite (Glera), abbiamo sottratto al resto del mondo l’uso del nome e impedito che si piantino vigneti di Prosecco in altre regioni d’Italia e d’Europa. Ma il boom del Prosecco ora va accompagnato con qualche sforzo in più”. A lanciare l’avvertimento agli oltre 1.000 produttori del mondo delle Doc e Dogc venete, dal convegno “Quali prospettive per il sistema Prosecco e Pinot grigio”, è il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia.
La tutela del nome e del prodotto passa, secondo Zaia, per lo stop a nuovi impianti di glera: “io non firmerò mai nessun decreto per autorizzare nuove superfici alla produzione di Prosecco, casomai si potranno recuperare piantumazioni di Glera preesistenti e di vecchia data”, aggiunge il presidente della Regione Veneto, che punta alla valorizzazione Unesco dei 9.700 ettari dell’area collinare tra Conegliano e Valdobbiadene, cuore dell’area Prosecco, e ad un’agricoltura a chimica zero. “Non è vero che non si può coltivare senza glifosate e senza presidi. Non posso accettare che i produttori del Prosecco siano sul banco degli imputati: produrre in modo sostenibile si può - conclude il governatore del Veneto - e spetta ai Consorzi di tutela utilizzare bene gli strumenti giuridici della programmazione (riserva, stoccaggio o blocco agli incrementi di potenziale) per governare l’offerta e tutelare il reddito dei viticoltori. Dove ci sono viticoltori non ci sono frane, sono loro il primo presidio del territorio”.
Allargando lo sguardo alla dimensione regionale, il vigneto veneto è cresciuto del 36% negli ultimi dieci anni, arrivando a superare i 97.000 ettari, per oltre un terzo a Glera, al secondo posto il Pinot Grigio, con quasi 16.000 ettari. “Ma oltre non si andrà: nel 2019 sono stati attivati i blocchi degli aumenti del potenziale produttivo del Prosecco e del Pinot Grigio, la nuova Doc sulla quale pesano fattori di incertezza di mercato”, spiega Giuseppe Pan, assessore all’agricoltura della Regione Veneto, che in dieci anni ha sostenuto il settore vitivinicolo con 580 milioni tra fondi del programma nazionale (399 milioni) e del programma regionale di sviluppo (poco più di 181 milioni).
L’assessore ha lanciato un appello ai consorzi di tutela perché “rispettino i disciplinari”, facciano buon uso delle strategie di governo dell’offerta e aderiscano in fretta al Piano di azione nazionale per i prodotti fitosanitari, che impone di dimezzare entro il 2030 l’utilizzo di prodotti chimici nei terreni agricoli. “La Regione Veneto ha già approvato linee guida per l’utilizzo dei prodotti chimici e messo in atto una forte collaborazione con i Comuni - ha sottolineato l’assessore veneto - per garantire la sostenibilità ambientale, economica e sociale della viticoltura e stilare regolamenti omogenei che garantiscano il rispetto dei siti sensibili, come scuole, asili, piste ciclabili e campi da gioco, da parte dei trattamenti in agricoltura”.
Infine l’assessore ha ricordato le novità dei prossimi mesi che riguardano da vicino il mondo enoico del Veneto: la decisione del Consorzio Prosecco per prorogare il blocco di aumento del potenziale produttivo per la Doc per altri tre anni; gli ultimi bandi per l’uso dei fondi Ue del Piano nazionale di sostegno vitivinicolo (ristrutturazione e riconversione viticola, investimenti enologici e promozione) pari a 38,6 milioni; l’assegnazione di nuove autorizzazioni (circa 970 ettari) che daranno priorità alle aziende viticole da almeno 5 anni nel biologico e a chi pianta in terreni con pendenza superiore al 15%. Quanto al Piano nazionale di sostegno al settore vitivinicolo, i prossimi bandi saranno orientati a favorire il posizionamento nei mercati esteri e punteranno di più su promozione e investimenti piuttosto che sulla ristrutturazione viticola.
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