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DENOMINAZIONI

Prosecco, la battaglia contro il Prosek croato approda in Senato, e si allarga all’enoturismo

Montedoro (Colline del Prosecco Unesco): “il nome Prosecco non identifica “solo” un vino, ma un territorio patrimonio dell’Umanità”
POLITICA, PROSECCO, PROSEK, SENATO, UNESCO, Italia
Il Paesaggio del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore

Indicato come una delle priorità assolute dalla filiera, il dossier aperto in Ue sulla potenziale registrazione del Prosek croato, che se arrivasse, oltre a creare qualche problema di promozione e di mercato alle denominazioni del Prosecco (Doc, Docg e Asolo), a detta, di molti aprirebbe un vulnus importante sul fronte intero della tutela delle denominazioni di origini del vino e del cibo europee, viene guardato con grande attenzione anche da chi si occupa di tutelare il cuore storico del vino-locomotiva dell’Italia enoica degli ultimi anni, ovvero l’Associazione di Tutela del sito Unesco Colline del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene. E se ieri, al tavolo vino del Ministero delle Politiche Agricole è arrivato il plauso della filiera (Alleanza Cooperative, Assoenologi, Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri, Federdoc, Federvini e Unione Italiana Vini - Uiv) per la costituzione di un tavolo permanente dedicato all’argomento, il tema era affrontato anche in Senato, dove su iniziativa del Senatore Gianpaolo Vallardi (Lega) è stata sentita in udienza Marina Montedoro, presidente dell’Associazione per il Patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene. Che ringraziando lo stesso Vallardi ed il sottosegretario alle Politiche Agricole con delega al vino, Gian Marco Centinaio, ha detto: “in questo momento dobbiamo mostrarci coesi e uniti per tutelare una denominazione che non solo identifica un prodotto agroalimentare riconosciuto in tutto il mondo e che dal 2009 gode della riserva del nome, ma anche un territorio iscritto nella lista di Patrimonio dell’Umanità dal 2019. Come associazione pensiamo infatti che la problematica Prošek vada trattata in queste due direzioni, da un lato la tutela a 360 gradi delle denominazioni, sinonimo di garanzia e qualità dei nostri prodotti, dall’altro la tutela di un’area che nel Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene si identifica e da cui trae nome, proprio perché l’attività della coltivazione di queste viti costituisce uno degli elementi di unicità sui quali abbiamo costruito la nostra candidatura. Credo, quindi, importante che, nel dossier che il Ministero delle Politiche Agricole presenterà alla Commissione, anche questo elemento venga evidenziato: come per l’Unesco, “Prosecco” rappresenti l’identificazione di un sito che è e deve restare patrimonio dell’umanità per anni. Oggi le nostre Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene hanno un flusso turistico di circa 250.000 presenze, ma le previsioni sono che in 10 anni questi numeri salgano, fino a quadruplicare. Tutelare il nome Prosecco significa, non solo, combattere il cosiddetto “italian sounding”, grande problema del nostro agroalimentare, ma anche, evitare un danno dal punto di vista turistico. Come Associazione ci mettiamo a disposizione del Ministero e della Commissione Agricoltura per collaborare attivamente in questa direzione”. Un messaggio chiaro, in un audizione a cui hanno partecipato anche i rappresentati del Consorzio Tutela Vini Asolo Montello, del Consorzio Tutela del vino Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg e del Consorzio di Tutela della Doc Prosecco, oltre agli Assessori all’Agricoltura delle Regioni Veneto, del Friuli Venezia Giulia e del Piemonte.
Intanto, i lavori vanno avanti, e se, come già spiegato a WineNews dallo stesso Sottosegretario alle Politiche Agricole Centinaio, per evitare la beffa della registrazione del Prosèk a livello Ue serviranno “un grande lavoro sul fronte normativo ma anche su quello diplomatico”, ad oggi “restano 45 giorni per bloccare la domanda di riconoscimento del Prosek croato e tutelare il vero Prosecco che con una crescita delle esportazioni del 35% nel primo semestre 2021 è il vino italiano più consumato al mondo”, sottolinea la Coldiretti.
“Ci sono le premesse per vincere questa battaglia in Europa - sottolinea la Coldiretti - grazie alla recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea https://winenews.it/it/la-corte-di-giustizia-ue-da-ragione-al-comite-du-vin-de-champagne-stop-ai-nomi-truffa_450477/ che ha dichiarato illegittimi proprio i nomi truffa che evocano in modo strumentale ed ingannevole prodotti a denominazione di origine riconosciuti e tutelati come la star delle bollicine italiane che, quest’anno, dovrebbe raggiungere il record di 700 milioni di bottiglie prodotte, la più grande denominazione al mondo. Da scongiurare - continua la Coldiretti - sono anche i recenti orientamenti di Bruxelles nei confronti dei prodotti base della dieta mediterranea come il vino con l’ipotesi di etichette allarmistiche per disincentivarne il consumo e lo stop anche ai sostegni alla promozione. Un danno incalcolabile per un prodotto come il vino che realizza ben oltre la metà del fatturato all’estero per un valore di 6,3 miliardi nel 2020, in aumento del 14% nel primo semestre di quest’anno”.

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