Un po’ in calo in quantità, quasi ovunque, ma altrettanto diffusamente, in qualità, il millesimo 2019, per i territori della spumantistica italiana, motore degli ultimi anni dell’export enoico italiano (soprattutto grazie al Prosecco, ndr) sembra uno di quelli memorabili. Con maturazione delle uve quasi perfetta ovunque, acidità e ph che fanno pensare a vini dal grande potenziale di invecchiamento, e profili aromatici di assoluto e spessore e ben caratterizzati a livello di vitigni e territori. Sentiment solido e diffuso, dalla Franciacorta al Trentodoc, dalle colline Unesco del Conegliano e Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg alla più grande Doc del Prosecco, così come dall’Alta Langa all’Asti, secondo cantine (da Berlucchi a Cà del Bosco, da Ferrari a Mezzacorona, da Nino Franco ad Adami, da Bortolomiol a Dogliotti e Cocchi) e Consorzi (Prosecco Doc), sentiti da WineNews, che parlano, in qualche caso, di una delle annate migliore di sempre. Valutazione tutta da provare alla prova del calice, come sempre, ma che emerge con le uve per le basi spumante ormai tutte in cantine e, in qualche caso, con le prime analisi già a confermare le sensazioni organolettiche.
Sprizza entusiasmo, per esempio, Arturo Ziliani, responsabile della produzione di Berlucchi, storica realtà della Franciacorta (che guida con i fratelli Cristina e Paolo): “dopo qualche preoccupazione dovuta ad una primavera molto piovosa e fredda, che ha provocato qualche calo della fioritura, e un’estate molto calda, ad agosto abbiamo avuto piogge che hanno fatto bene al vigneto, e se sulle quantità possiamo stimare un calo del -25% sul 2018 (comunque molto abbondante), sulla qualità, credo che sia un’annata da considerare tra le migliori degli ultimi 20 anni, da capire nelle prossime settimane se sarà eccezionale o appena un gradino sotto”.
Stesso sentiment quello che arriva da una delle griffe più importanti del territorio, Cà del Bosco, come spiega l’enologo Stefano Capelli: “è la mia 34esima vendemmia qui, ed è la prima volta che vinifico uve così espressive, c’è una qualità eccezionale, straordinaria. È un’annata da grandi millesimati e riserve, con frutto, aroma, pulizia, acidità che hanno retto bene e ph bassi, che fanno intuire anche una grande longevità. Peccato per la quantità, per la Franciacorta in generale, saremo a -25-30% sul 2018, per noi anche qualche cosa in meno”.
Considerazioni simili arrivano dal territorio delle “bollicine di montagna”, quelle del Trentodoc. “In quantità il territorio sarà in calo del 10-15%, su una 2018 comunque molto ricca - spiega a WineNews Matteo Lunelli, alla guida di Ferrari, cantina di riferimento del territorio -ma siamo molto soddisfatti della qualità, e pensiamo che ci sia una grande potenziale anche per l’invecchiamento. Abbiamo delle uve dal profilo aromatico molto interessante, è una vendemmia positiva, anche se se in alcune zone abbiamo dovuto scartare qualche partita per via della grandine di qualche mese fa, ma sulla qualità non si fanno compromessi”.
“Le quantità sono in calo sul 2018 ma grosso modo nella media degli ultimi 5 anni - aggiunge, dal canto suo, Francesco Giovannini, dg Gruppo Mezzacorona, tra le realtà più importanti del Trentino - ma abbiamo basi spumante di qualità è eccezionale, direi un’annata propensa per millesimati e riserve”.
Cambia il territorio, ma il copione è lo stesso anche tra le Colline Vitate di Conegliano e Valdobbiadene Patrimonio Unesco: “qualcosa è ancora in vigna, a livello di quantità è un vendemmia piccola, ma la qualità è straordinaria, i vini sono buonissimi, e dalla mia esperienza posso dire che è raro avere equilibrio tra le sensazioni organolettiche ed i dati analitici come quest’anno”, spiega il decano della denominazione Primo Franco, alla guida della storica Nino Franco.
Stesso pensiero di Franco Adami, alla guida della griffe Adami: “in quantità tra riduzione di rese e la grandine che ha colpito qualche areale siamo in ribasso, ma sul fronte qualitativo le uve sono strepitose. L’estate è stata non troppo calda, il germogliamento è avvenuto in tempi normali, nell’ultimo mese abbiamo avuto anche grandi escursioni termiche tra giorno e notte, quindi un rapporto eccellente tra malico e tartarico negli acini, una gradazione zuccherina eccellete e così via. Devo dire che dati dei mosti così buoni li avrà visti forse un paio di volte in tutta la mia carriera”.
“È un’ottima annata dal punto di vista della qualità, ci sono state condizioni ottimali nell’ultimo mese - aggiunge Elvira Bortolomiol, alla guida della storica cantina di famiglia - e le politiche di controllo messe in campo in fase di fioritura e gemmazione hanno portato ad una quantità contenuta, che però ha facilitato il raggiungimento di una qualità degli acini quasi perfetta”.
Le cose sembrano essere andate bene anche nella ben più vasta Doc del Prosecco, come spiega, a WineNews, il direttore del Consorzio, Luca Giavi: Luca Giavi Prosecco: “siamo poso sotto alle produzioni massime previste dal disciplinare, ma nel complesso, al lordo delle quantità previste per lo stoccaggio, saremo intorno ad una produzione di 4 milioni di ettolitri. È stata una vendemmia leggermente ritardata rispetto alla media degli anni precedenti, tanto che si sta finendo proprio in questi giorni. Ma la maturazione delle uve è più che buona, sia per il grado zuccherino che per l’acidità, fondamentali per la nostra spumantistica, e anche le escursioni termiche degli ultimi mesi hanno aiutato la bontà dei profili aromatici, e credo che avremo prodotti molto più caratterizzati del solito da questo punto di vista”.
Il sentiment è positvo anche per la spumantistica piemontese. “Il moscato ormai è in cantina, l’annata è leggermente scarsa, ma la qualità delle uve è buonissima, c’è stata una maturazione perfetta, quindi direi un bilancio positivo”, commenta il produttore e presidente del Consorzio dell’Asti Docg, Romano Dogliotti.
“In Alta Langa la vendemmia è iniziata in tempi normali, intorno al 18 agosto - conclude Giulio Bava, alla guida della storica Cocchi e del Consorzio dell’Alta Langa - i pinot neri sono stati i primi ad essere raccolti, al termine di una stagione che ha dato qualità, mosti freschi, buone acidità e la maturità perfetta per gli spumanti. Come quantità siamo sotto del 15% sul 2018 che però è stata un’annata molto ricca, quindi direi nella norma del medio periodo”.
Ora, ovviamente, si aspetta la prova del calice, che, per alcune denominazioni, arriverà a mesi, per altre più in avanti nel tempo, ma con aspettative, per le bollicine italiane 2019, davvero molto alte.
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