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Quel vecchio Barolo, sarà ancora buono? La cantina ci regala sorprese inaspettate meglio non sprecarle: nella “2018 Vintage Chart” di “Wine Enthusiast” qualità e bevibilità dei più grandi vini del mondo nelle ultime 25 annate

Italia
Il focus sul vino italiano nella 2018 Vintage Chart di Wine Enthusiast

Quel Barbaresco del 2002, tenuto in cantina per anni in attesa dell’occasione giusta, un compleanno, un anniversario, una laurea, è arrivato il momento di berlo, perché ogni giorno che passa non farà altro che accelerarne il declino. Il Barolo 1996 di cui vi eravate totalmente dimenticati, invece, potrebbe riservarvi qualche sorpresa, anzi, aspettare ancora un po’, dopo il lungo oblio, non può fare che bene ad una delle migliori annate dell’ultimo quarto di secolo in Langa. Da stappare, nella certezza di aprire una grandissima bottiglia, al suo apogeo qualitativo, ci sono invece diverse vendemmie di Brunello di Montalcino e di Amarone della Valpolicella: 1997, 1998, 1999, 2000 e 2001. Se poi sistemando gli scaffali dovesse venir fuori una bottiglia di qualche anno fa di Lugana, Soave o Verdicchio, che non vi venga in mente di usarlo per sfumare il guanciale della vostra Amatriciana: certe annate potrebbero sorprendervi, come la 2012 nelle Marche o la 2009 in Veneto, veri gioielli nel bicchiere. Del resto, se delle regole esistono, nel mondo del vino, ci sono altrettante eccezioni. Ma come si fa a ricordarsi l’andamento, anno dopo anno, di ogni singolo territorio? Ci vuole una bella memoria o, più semplicemente, la “2018 Vintage Chart” di “Wine Enthusiast” (la cui italian editor è Kerin O’Keefe, ndr), una guida alla qualità ed alla bevibilità dei vini di tutto il mondo, dal 1992 al 2016, da Bordeaux alla Mosella, passando per la Napa Valley e l’Emisfero Sud (www.winemag.com).
Andando in giro per il mondo, così, si scopre che un Bordeaux non vale l’altro. Un piccolo esempio: un 2002 di Graves è da bere subito, prima che sia troppo tardi, e senza aspettarsi grandi sorprese; a Mèdoc e Pomerol, invece, le cose sono andate meglio, certo rimane una piccola annata, almeno in termini generali, dall’altra parte della Gironda ci troviamo comunque di fronte vini che stanno vivendo il loro momento migliore. In Borgogna, invece, è arrivato il momento di stappare le annate dalla 1998 in avanti, lasciando però ancora un po’ di tempo a vendemmie eccezionali come la 2005 e la 2009, e vale sia per i rossi che per i bianchi, in Cote de Nuits come in Cote de Beaune. Al di là di Francia ed Italia, ampio spazio agli Stati Uniti, dove però parlare di longevità diventa decisamente meno stimolante. Tendenzialmente, dalla 2004 inizia il declino, un po’ dappertutto, dalla Napa Valley all’Oregon, da Washington a New York, mentre, continuando a generalizzare, è senza dubbio il momento di godere appieno delle bottiglie di Napa Valley dalla 2005 alla 2010, così come dei Pinot Nero della Russian River Valley, di Sonoma e della Central Coast delle annate tra la 2007 e la 2011. Nell’emisfero Sud, il meglio arriva dall’Australia dove, tra Barossa e Coonawarra, annate come la 1996 e la 1998 sono oggi in splendida forma, mentre tornando in Europa una menzione particolare la meritano senza dubbio i grandi bianchi della Mosella, in Germania, dalla vita lunghissima, con una vendemmia come la 1996 destinata a rimanere scolpita nella storia enoica del Vecchio Continente.

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