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RACCOLTI DISOMOGENEI PER IL MIELE NEL 2005. SECONDO L’UNAAPI L’ANNATA E’ STATA BUONA, MA CI SONO TIMORI PER UN CALO DEI CONSUMI FINO AL -10%

Tempo di raccolti autunnali per il miele. Ismea rende note le prime indicazioni fornite dagli operatori, secondo le quali la produzione di miele risulta essere disomogenea a seconda delle diverse qualità. La produzione di eucalipto, concentrata prevalentemente in Calabria, risulta inferiore alla media. Mentre un'annata molto favorevole si registra per il miele di corbezzolo. In Sardegna, anche se la raccolta non è ancora completata, la produzione appare abbondante, cosi come in Maremma, area nella quale il raccolto di questo particolare tipo di miele era stato per anni molto scarso. Anche per i mieli più diffusi, acacia e millefiori, i risultati paiono essere soddisfacenti. "Le grandi produzioni sono andate bene - afferma Francesco Panella, presidente dell'Unaapi, l'Unione Nazionale Associazioni Apicoltori Italiani - per castagno ed eucalipto si tratta, invece, di produzioni sacrificate, a causa di un eccessivo innalzamento della temperatura". Ottimi risultati - rileva l'Ismea - per il miele di edera, caratterizzato da rese elevate in tutte le zone vocate. In particolare in Umbria, Toscana, Lazio e Abruzzo si è registrata una buona produzione. Se la stagione, nel complesso, si può giudicare buona "il problema sono le quotazioni, praticamente in picchiata - sottolinea Panella - i magazzini dei produttori sono pieni, il mercato sta vivendo una fase di stanca, per cui gli acquirenti sono molto cauti. Temiamo una flessione dei consumi che potrebbe arrivare al 10%, derivante dalla non sufficiente sicurezza dei consumatori in seguito agli allarmi sul miele e la pappa reale contaminati da antibiotici".
L'Unaapi ha scritto ai ministri della Salute e delle Politiche Agricole e Forestali, Francesco Storace e Gianni Alemanno, per chiedere l'attivazione di misure istituzionali di efficace controllo e repressione dei fenomeni di contaminazione che rischiano di distorcere e distruggere il mercato italiano. I timori dell'associazione riguardano i fenomeni di triangolazioni che consentirebbero ai mieli e alla pappa reale provenienti dalla Cina e contaminati dall'antibiotico cloranfenicolo di entrare in Italia attraverso l'attribuzione d'origine geografica da parte di altri Paesi che "non sono plausibili (Argentina, Spagna e Italia) e in alcuni casi addirittura risibili (Svizzera)". Il confronto con il miele italiano avviene sul terreno del prezzo. Il miele d'acacia italiano - rileva l'Ismea - raggiunge 3,30 euro il chilogrammo in Toscana, Piemonte ed Emilia Romagna (il prezzo è inteso franco produttore, Iva inclusa). Il miele cinese costa, invece, circa 1,20/1,30 euro/kg per il millefiori, trasporto e tasse comprese. Il rischio di contaminazione vale solo per il miele di importazione? "Siamo certi che una grossa parte della filiera italiana sia conforme alle norme di produzione e assicuri un prodotto di qualità - risponde Panella - ma il problema della pulizia del mercato esiste anche da noi". Un modo per accertare l'effettiva origine del miele esiste. E' la palinologia, una tecnica di analisi in grado di individuare l'origine del miele anche nel caso di miscelazioni di varie provenienze.

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