
“Il cinema è come un sogno. È una combinazione di pensieri, emozioni e sensazioni,” diceva David Lynch, regista visionario (autore di “Mulholland Drive” e “Twin Peaks”, candidato più volte agli Oscar come miglior regista e vincitore di premi internazionali di grande prestigio). Le stesse sensazioni possono nascere anche dalla cucina, quando non si riduce a mera esecuzione, ma si fa gesto, racconto e visione. È questo il punto di vista della cinepresa de “La quinta stagione”, il docufilm ideato da Paola Valeria Jovinelli e diretto da Giuseppe Carrieri, in anteprima il 2 settembre alle “Giornate degli Autori” nell’edizione n.82 della “Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica” di Venezia, la più antica e tra le più prestigiose al mondo. Un viaggio intimo e sensoriale tra le storie di cinque chef d’eccellenza che hanno trasformato la cucina italiana in un linguaggio identitario: Caterina Ceraudo, Martina Caruso, Valeria Piccini, Antonia Klugmann e Cristina Bowerman.
Cinque chef, cinque visioni e cinque tempi diversi, che si incontrano in un racconto corale privo di artifici, attraversato dalla voce narrante dell’attrice Isabella Ragonese. Nessuna ricetta, nessuna tecnica esibita: solo la vita che precede il piatto. Perché “La quinta stagione” è il tempo che non si vede, ma che sostiene ogni gesto. È ciò che avviene prima della tecnica, prima del servizio: l’attimo in cui si costruisce una direzione, si immagina una possibilità, si sceglie chi si vuole essere.
Caterina Ceraudo lavora nella tenuta agricola di famiglia a Strongoli, in Calabria, in una relazione costante con il paesaggio, che si traduce al ristorante Dattilo. Martina Caruso ha fatto dell’isola di Salina la sua radice e il suo orizzonte, trasformando il ristorante Signum in un punto di riferimento. Valeria Piccini, due stelle Michelin, guida Da Caino a Montemerano e incarna la Toscana più profonda, quella dei sapori netti e dei gesti tramandati. Antonia Klugmann ha scelto di lavorare al confine, a L’Argine a Vencò, in un dialogo continuo tra natura e pensiero. Infine, Cristina Bowerman, nel cuore di Trastevere, a Roma, porta avanti una cucina libera, multiculturale e in costante evoluzione, alla Glass Hostaria.
“La quinta stagione” è “il sentimento del fare e del sentire - spiega il regista Giuseppe Carrieri - i racconti delle chef superano il semplice senso del gusto e ci conducono lungo l’itinerario del tempo vissuto e condiviso. La cucina diventa così una dimensione lirica, fatta di pause, silenzi, gesti ripetuti”. Un’intuizione condivisa anche dalla produttrice Paola Valeria Jovinelli: “con questo film ho voluto contribuire al racconto di un universo femminile di cui non si è mai parlato abbastanza. Le riprese sono state un viaggio dentro stagioni, paesaggi e vite. Entrare nel quotidiano di queste donne è stato un privilegio”.
Girato senza filtri o impostazioni, “La quinta stagione” mostra le chef nei loro ambienti, nelle loro cucine, nei loro spazi più intimi, restituendo alla cucina la sua parte più invisibile: quella in cui tutto comincia, ma nulla ancora è compiuto.
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025