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RENDERE SOSTENIBILE L’INTERO PROCESSO PRODUTTIVO, PASSANDO DALLA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE ALLA SOSTENIBILITÀ SOCIALE. IL FUTURO DEL VINO PASSA DA QUI, ANCHE SECONDO L’“ENOFILOSOFO”, GIACOMO MOJOLI, E LA SOCIOLOGA DEI CONSUMI, MARILENA COLUSSI

Italia
L’enofilosofo Giacomo Mojoli e la sociologa dell’alimentazione Marilena Colussi

Il futuro del vino ed il suo successo tra i consumatori passa per la capacità di rendere sostenibile l’intero processo produttivo. Un aspetto al quale i wine lovers sono sempre più attenti, e che l’Italia enoica affronta da anni con progetti e protocolli che alcune cantine italiane, insieme al mondo della ricerca e dell’Università, stanno portando avanti, nell’ottica di una produzione più sostenibile non solo per l’ambiente, ma anche per l’economia, per il territorio e per il sociale. Proprio il tema sociale, che spesso finisce in secondo piano, è finito sulla ribalta internazionale dopo gli scontri tra i filari che hanno sconvolto il Sudafrica. Da una parte i lavoratori agricoli, costretti a lavorare in condizioni di semischiavitù, dall’altra i produttori, che rischiano il boicottaggio internazionale, perché, come rivela un sondaggio del quotidiano britannico “The Guardian”, quasi il 60% dei consumatori d’Oltremanica si dice pronto a non bere più vini sudafricani se non cambia la situazione. Il segnale è chiaro, “nel prossimo futuro la sostenibilità agronomica non sarà che un prerequisito, quello in cui dovremo investire - spiega a WineNews l’“enofilosofo” Giacomo Mojoli - è la sostenibilità lungo tutto il processo produttivo. Oltre ad avere un rapporto rispettoso e attento verso il ciclo naturale, la sfida futura è quella di diventare sostenibili globalmente, compreso l’aspetto etico, sociale, culturale. E poi, per essere davvero etica, un’azienda deve essere economicamente sostenibile: solo una progettualità seria e l’autosufficienza possono dare continuità lavorativa e reale sostenibilità”. Un aspetto fondamentale anche da un punto di vista meramente commerciale, come racconta la sociologa dell’alimentazione Marilena Colussi: “poter vantare rapporti corretti con i propri dipendenti (no al lavoro nero, niente discriminazioni di sesso o religione) è un punto di forza su cui i consumatori sono sempre più attenti, e su cui puntano forte sia le multinazionali del food (basta pensare all’ultima campagna di McDonald’s) che quelle della moda, ma anche alcune aziende del vino ne hanno fatto un elemento di posizionamento, specie sugli scaffali della gdo, come la Comunità di San Patrignano”.

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