Il vino pregiato come l’oro, bene rifugio in caso di crisi dei mercati finanziari e in grado di assicurare risultati superiori anche al mattone, preda della bolla immobiliare. A certificarlo è la Ricerche & Studi di Mediobanca per lo “sbarco” del Masseto della Tenuta Ornellaia alla Place de Bordeaux, il mercato dei vini della città francese.
Secondo Mediobanca se i vini di qualità inferiore perdono terreno, si fanno strada sempre più i vini di fascia alta, specialmente fra i consumatori dei paesi emergenti che vantano ancora tassi di crescita interessanti e che possono aiutare a superare la crisi nei paesi tradizionali. Come spiega la Ricerche & Studi di Mediobanca, l’indice Liv ex, che racchiude i 100 vini più prestigiosi al mondo, è salito, fra il gennaio 2001 e il 2008, con un tasso medio annuo del 12,9%, mentre l’oro è cresciuto del 13% e l’indice degli immobili Usa del 4,8%, limitando le perdite anche negli ultimi mesi di crollo. Anche le società quotate impegnate nel settore vino nel mondo e che compongono l’indice Mediobanca del settore sono salite del 60% a fronte di un risultato delle Borse mondiali in calo, nello stesso periodo, del 17%.
Gabriele Barbaresco, a capo di Ricerche & Studi di Mediobanca, spiega che “la crisi attuale può spingere le aziende a cercare spazi di crescita nelle economie dei paesi emergenti che, seppure in rallentamento, mantengono tassi di crescita ancora elevati. Il vino italiano, comunque, si sta orientando sempre più sulla qualità con un aumento significativo per le etichette dei grandi vini (+200%), del 51% delle docg mentre i vini comuni sono scesi del 9,2%. Anche i segnali dall’export vedono una contrazione dei volumi a fronte di una crescita del valore”.
Focus - Un grande vino del mondo, per gli investitori “paracadute” contro la crisi Masseto, primo vino italiano nella place de bordeaux
Masseto, raro esemplare di vino di un singolo vigneto (Merlot 100%) vinificato in purezza, dall’annata 2006 (sul mercato da ottobre 2009) vedrà circa il 20% delle proprie assegnazioni mondiali gestite da 5 operatori (negotiantes) della famosa e prestigiosa Place de Bordeaux.
Un ulteriore passo in avanti per un vino rarissimo che nutre estimatori capaci di inseguirlo nelle diverse aste del mondo pur di aggiudicarselo. Un bene che negli anni è divenuto motivo di investimento considerato, dagli esperti del settore e dagli economisti, un vero e proprio bene di lusso atto a rivalutare nel tempo il proprio valore. Fino al 450% del prezzo di partenza.
La commercializzazione di parte delle assegnazioni di Masseto nella Place de Bordeaux vede accrescere ancora di più il valore di tale pregiato nettare “rosso”. Un vino d’eccellenza, un cru, raro e ricercato che gli esperti economici consigliano come investimento.
La Place e i Negociants hanno una storia secolare nella vendita dei vini “nati” e “cresciuti” in tale pregiata zona di Francia. I Negociants hanno continui scambi commerciali con il mondo intero ed il loro ruolo è determinante per l’acquisto da parte di mediatori e collezionisti internazionali che si lasciano consigliare sui vini che abbiano, la maggiore capacità di invecchiamento, le migliori prospettive di crescita e di rivalutazione nel tempo.
“I Negociants gestiscono da sempre i grandi cru di Bordeaux e perciò hanno il know how perfetto per gestire un grande cru italiano - queste le parole di Giovanni Geddes, ad della Tenuta dell’Ornellaia, che aggiunge - con questa operazione manterremo il pieno controllo della tracciabilità del nostro vino, abbiamo un accordo che prevede la totale trasparenza su dove verrà venduto il vino e l’esclusione per la vendita in alcune specifiche nazioni”.
L’operazione è di grande rilievo soprattutto in considerazione del fatto che ad oggi, nessun vino che non abbia un diretto legame con i produttori di Bordeaux o gli châteaux ha mai avuto accesso alla vendita tramite il negoce di Bordeaux. Dunque, Masseto, vino precursore. Una novità assoluta nel panorama vinicolo internazionale che sarà capace di generare un nuovo percorso nella tradizione dei grandi vini del mondo. Grazie al Masseto, un vino strettamente legato al terroir della Toscana. Un vino che ha saputo sdoganare la propria rarità all’estero divenendo uno dei vini più ricercati al mondo, un cru derivante da una singola vigna di soli 7 ettari con una produzione annuale di 30.000 bottiglie.
Il Masseto - che nasce da 7 ettari nella Tenuta dell’Ornellaia, nata dall’estro di Lodovico Antinori, oggi di proprietà Frescobaldi, con una superficie vitata di 97 ettari totali sulla costa Toscana - ha saputo reggere negli anni il confronto con i grandi vini italiani del mondo fino ad essere posizionato tra quei beni di lusso che oggi stanno mantenendo le proprie quotazioni venendo indicati come motivo di investimento.
Le battiture d’asta del Masseto sono in costante crescita sia in Italia (Pandolfini, Gelardini&Romani), sia all’estero (Christie’s, Sotheby’s Londra, Sotheby’s New York). Prendendo un arco di tempo che va dal 1998 ad oggi il valore delle bottiglie è in costante crescita, la stessa bottiglia dell’annata 1998, infatti, ha raggiunto un incremento economico del 446% confronto al prezzo di 10 anni fa.
Le ultime statistiche riportano un aumento medio nel valore delle bottiglie di circa il 322% confrontando i prezzi con le battiture medie negli ultimi 10 anni. Basti pensare che il 70% di incremento lo raggiungono le quotazioni 2008 paragonate con le stesse annate nel 2007. Ciò si esprime in maniera ancora più performante con i grandi formati, magnum (1,5lt) e doppio magnum (3 lt): lo scorso anno a Merano un’Imperiale (6 Litri) di Masseto 2001 è stata aggiudicata per 6.948 euro, un incremento di oltre il 500% confronto al prezzo di commercializzazione del 2004.
“Nel panorama finanziario - è stato affermato oggi in un incontro in Mediobanca, al quale hanno partecipato, tra gli altri, Serena Sutcliffe (responsabile vino Sotheby’s Londra e New York) e il responsabile Ufficio Studi di Mediobanca Gabriele Barbaresco - il vino sta diventando sempre di più un ombrello contro la crisi: nel caso di società quotate, il loro andamento in borsa ha sistematicamente sovra-performato quello dei listini di appartenenza nel medio periodo (gennaio 2001-ottobre 2008), al punto da generare ritorni positivi anche a fronte di generalizzate perdite di valore dei differenti indici. Sono i vini di lusso, dunque, la soluzione alla crisi. Sia a livello italiano, sia mondiale si tratta di un guadagno del 59% contro una caduta delle borse mondiali del 17%. Ma non basta. Il gap tra investimento in titoli vinicoli e quello nelle borse tende ad ampliarsi nel tempo, in crescita costante verso i primi investitori. I momenti più duri per le borse mondiali, da gennaio a luglio 2003 e nello stesso periodo del 2008, corrispondono esattamente con le fasi in cui le imprese vinicole hanno garantito “picchi” di sovra-performance. Dei veri “paracadute” contro il “vuoto” dei mercati. L’investimento nel vino, più che nelle azioni, ha dato grandi soddisfazioni, dal luglio 2001 comprare vini top quality ha reso mediamente il 13,8%, più del bene rifugio per eccellenza, l’oro (13,3%). Inconfrontabile il capital gain da real estate: solo il 4,4% medio annuo. Insomma, un vero “oro liquido” come ha titolato The Guardian, lo scorso 5 ottobre. La qualità del vino è il reale fattore premiante, più ancora che dell’oro. Nel lungo periodo, infatti, le etichette cosiddette “di fascia alta”, soprattutto della Toscana, vedono un ulteriore allungo”.
E, nel caso di Masseto, è frutto di un lavoro ventennale, condotto in primis da Lodovico Antinori (da solo e poi molto recentmente in joint-venture con i Mondavi), che, ha visto la prima vendemmia imbottigliata con la veste attuale nel 1987. A seguito di una vendemmia del 1986 in cui venne imbottigliato un Merlot con uve provenienti dalla vigna Masseto, impiantata nel 1981. E, solo a partire dalla vendemmia 1995, il Masseto ha iniziato la propria escalation internazionale grazie a valutazioni interessanti delle guide più prestigiose italiane (per le annate più pregiate, a 5 stelle: 1997, 2000, 2001, 2004, 2005) ed estere, fino ad esplodere con l’annata 2001 quando 100 punti su 100 da “Wine Spectator” che lo definirà, da allora, il “Petrus” italiano.
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