La crisi dei bar e dei ristoranti causata dalla pandemia sembra non avere più fine. Le conseguenze del lockdown per il settore si stanno rivelando un macigno e i numeri sono lì a certificare una discesa preoccupante del giro d’affari. “Il secondo trimestre si è chiuso con un -64,2% che equivale a una perdita di circa 13 miliardi di euro. Il valore cumulato del primo semestre segna - 17 miliardi di euro. La mancanza di un rimbalzo importante in questo avvio della seconda parte dell’anno indica che il 2020 si chiuderà con una contrazione dell’attività al di sopra dei 22 miliardi di euro”. Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) ha commentato così i numeri che fotografano una situazione da cui al momento non si intravede nessuna buona prospettiva. “I dati diffusi dall’Istat sul fatturato delle imprese della ristorazione - sottolinea l’Ufficio Studi di Fipe - mostrano con drammatica evidenza i danni del lockdown sul settore”.
Se l’economia non sorride alla ristorazione, per il settore arriva una comunque una buona notizia che “addolcisce” un periodo particolarmente amaro. Bar e ristoranti vincono infatti una loro storica battaglia, quella di avere un unico dispositivo per i buoni pasto. L’epoca dei cinque Pos diversi accanto al registratore di cassa sembra essere finita e così anche i pubblici esercizi potranno leggere i buoni pasto elettronici in un solo dispositivo e ciò a prescindere da quale sia la società emettitrice. La notizia arriva dal Senato con le Commissioni Affari costituzionali e Lavoro di Palazzo Madama che hanno approvato due emendamenti al dl Semplificazioni presentati a firma dei senatori Gianmauro Dell’Olio e Daniele Manca. Per titolari e gestori dei locali che si muovono all’interno del circuito dei buoni pasto - che fino ad oggi si sono visti costretti a sostenere il 25% di spese ogni 1.500 euro di fatturato, solo per installazione, commissioni e contratti di affitto dei vari lettori elettronici - il risparmio sarà tangibile.
“Quella del Pos unico è una battaglia di semplificazione e modernizzazione che porterà importanti risparmi all’interno di un sistema costoso come quello dei buoni pasto - sottolinea il vice presidente vicario Fipe-Confcommercio, Aldo Cursano -. In questo momento di gravissima difficoltà per gli operatori del settore ogni euro risparmiato diventa vitale. Le realtà piccole e piccolissime che hanno minore possibilità negoziale grazie a questo intervento normativo non saranno più costrette a tenere accanto al registratore di cassa un dispositivo per ogni società emettitrice. È un risultato importante che ci auguriamo venga confermato anche nelle aule del Parlamento e auspichiamo nei prossimi mesi un ulteriore intervento del legislatore per ridurre drasticamente le commissioni che oggi toccano il 20%”. Ogni giorno, negli esercizi convenzionati in Italia, si spendono in media 13 milioni di euro sotto forma di buoni pasto per un valore complessivo di 3,2 miliardi di euro. Un servizio sostituivo di mensa essenziale sia per i lavoratori, per i quali rappresenta una componente netta del salario, sia per gli imprenditori, trattandosi di un contributo esentasse.
“Purtroppo - aggiunge Cursano - le distorsioni di questo sistema, come abbiamo denunciato più volte, non si limitano al Pos unico. La vera tassa occulta per i ristoratori è infatti rappresentata dalla scontistica sul valore nominale del buono pasto, imposta dalle gare al massimo ribasso condotte dallo Stato attraverso Consip alle società emettitrici, che poi lo scaricano per intero sugli esercenti. La nostra battaglia su questo ulteriore aspetto non si fermerà, ma per il momento apprezziamo la volontà della maggioranza di andare incontro a un settore martoriato dalla crisi post Covid. Un settore che, non ci stancheremo mai di ripetere, rappresenta una componente essenziale della filiera agroalimentare italiana, nonché il fiore all’occhiello dell’offerta turistica del nostro Paese”.
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