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SALONE DEL VINO - IN SCENA I TAPPI DEL FUTURO: IL SUGHERO RESTA SALDAMENTE IL SIGILLO DEI GRANDI VINI DA INVECCHIAMENTO. MA PER TUTTE LE ALTRE BOTTIGLIE, LE ALTERNATIVE NON MANCANO. “LE BOTTIGLIE “GUASTATE” DAL TAPPO SONO MOLTE: DAL 20 AL 25%”

Italia
Sughero o nuovi materiali?

I sintetici, quelli a vite o a corona, in acciaio inossidabile e nel nuovissimo formato di vetro. Le alternative al tappo di sughero vanno moltiplicandosi, ma solo per i vini novelli o a media conservazione (12-24 mesi). Il tappo di vetro rappresenta una novità assoluta in campo mondiale e sta spopolando nei paesi di lingua tedesca, ma più come fenomeno modaiolo che non propriamente enologico. Cresce il gradimento dei vini chiusi con tappi a corona in Svizzera e la percentuale di quelli sintetici nei paesi del “Nuovo Mondo”. Il mercato italiano resta invece influenzato dall’immagine e il tappo di sughero, specialmente sulle grandi bottiglie, è insostituibile; mentre all’estero, generalmente, si guarda soprattutto al contenuto qualitativo delle bottiglie.

Questa è la tendenza emersa al Salone del Vino (che chiude oggi, a Torino; prossima rassegna, nel 2005, 27/30 ottobre) in cui produttori di tappi, esperti e imprenditori vitivinicoli si sono confrontati.

“Il tappo sintetico è ormai entrato nelle nostre cantine - spiega Silvio Jermann, famoso vignaiolo friulano - e la mia azienda lo ha ampiamente sperimentato. Purtroppo, ci sono state delle difficoltà di tenuta nel tempo. A distanza di un anno, lo stesso vino manteneva intatte caratteristiche organolettiche, indipendentemente dal sigillo usato. Andando avanti con il tempo - aggiunge - abbiamo, invece, rilevato che il vino protetto dal sintetico decadeva in modo evidente”. I sistemi di chiusura alternativi, come rimedio al fastidioso “sentore di tappo” che colpisce con percentuali rilevanti, sigillano il 5% delle bottiglie prodotte in tutto il mondo (circa 20 miliardi di “pezzi” all’anno) ed hanno dalla loro un costo competitivo (mediamente 1 a 3 rispetto ad un buon tappo di sughero).

“Le bottiglie “guastate” dal tappo sono molte: dal 20 al 25%, ma certo non potremo fare a meno del classico sughero per i vini da invecchiamento - dichiara Andrea Alciati, patron del ristorante “Guido” di Costiglione d’Asti - Le alternative serviranno sempre e solo per i vini base, non garantendo ancora un’adeguata tenuta nel tempo. Ma attenzione - ammonisce Alciati - il sentore di tappo è percepito come tale soltanto dai degustatori e dagli esperti, mentre il consumatore medio lo identifica semplicemente come un difetto del vino e quindi della poca abilità del suo produttore”. Naturale o sintetico, la questione del tappo è destinata ancora a far discutere in Italia come all’estero.

Intanto, la sperimentazione sui sistemi di chiusura alternativi va avanti, come le metodologie di trattamento dei sugheri - essenziali per diminuire il rischio di contaminazioni microbiologiche - continuano a progredire.

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