Qual è il legame tra il lievito Saccharomyces cerevisiae, meglio conosciuto come lievito di birra, e le vespe? Domanda che potrebbe sembrare ai limiti della sensatezza, ma il Saccharomyces cerevisiae, fondamentale per pratiche indispensabili per l’uomo, come la produzione di vino, birra e panificati, come racconta il progetto di ricerca “The aphrodisiac gut: defining the factors promoting yeast mating within insect intestines” della dottoressa Irene Stefanini, microbiologa del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Università di Torino, vincitrice di uno dei prestigiosi “Research Grants”, promossi dallo Human Frontier Science Program, che le è valso un finanziamento di quasi 1,4 milioni di dollari, può sopravvivere anche in ambienti naturali, in particolare grazie al contributo degli insetti sociali, che lo mantengono e trasportano.
Gli insetti sociali, ossia le vespe e i calabroni, sono in grado di mantenere popolazioni di cellule del lievito nel proprio microbiota intestinale durante tutto l’anno, per poi diffonderle nei vari ambienti naturali che colonizzano. Inoltre, i ricercatori dell’Università di Torino hanno scoperto che nel microbiota intestinale di questi insetti, le cellule di Saccharomyces cerevisiae sono in grado di riprodursi sessualmente. Nonostante la riproduzione sessuata sia fonte della variabilità genetica che favorisce l’evoluzione e la capacità di adattamento del lievito, nella maggior parte degli ambienti naturali Saccharomyces cerevisiae si riproduce solo asessualmente. Al contrario, le condizioni peculiari dell’intestino delle vespe e dei calabroni promuovono l’incrocio tra ceppi diversi. In sostanza, le vespe sono afrodisiache per i lieviti e ne promuovono la biodiversità.
Quali sono le proprietà di questi animali che favoriscono gli incroci del lievito? Quali meccanismi molecolari adotta il lievito per effettuare la riproduzione sessuata nel microbiota degli insetti sociali? Lo scopo del progetto è appunto rispondere a queste domande, mediante la combinazione di tecniche innovative di microbiologia molecolare ed entomologia, l’utilizzo di nanosensori chimici, di raffinati approcci di microfluidica e di modelli matematici. Grazie al progetto non solo sarà possibile determinare le caratteristiche degli ospiti animali e dei meccanismi molecolari che favoriscono l’incrocio dei lieviti, e quindi l’evoluzione di Saccharomyces cerevisiae, ma si otterranno anche conoscenze fondamentali trasferibili ad altri microrganismi che abitano nell’intestino degli animali, migliorando quindi la nostra comprensione dei fattori che determinano la composizione e il mantenimento del microbiota anche nell’uomo.
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