“Noi imprenditori siamo abituati a farla la carità, non a chiederla, e quindi siamo sempre imbarazzati in queste situazione, non siamo tipi da far casino. Tuttavia delle cose chiare vanno dette. Questo decreto è un prestito, e anche a breve termine, con interessi abbastanza altini, perchè alcune aziende in trattativa riescono a spuntare tassi migliori del 2% previsto, che peraltro è solo per quelli garantiti dalla Sace. Presentare questa manovra come “straordinaria” è imbarazzante, vuol dire non capire, non sapere cosa è un impresa”. É tranchant, sulle misure annunciate dal Governo, Oscar Farinetti, fondatore di Eataly, produttore di vino con tutte le realtà della galassia Fontanafredda, e ritenuto uno delle voci più autorevoli ed illuminate dell’imprenditoria italiana. Parole raccolte a poche ore dalla pubblicazione del “Dl Liquidità”, pubblicato in nottata in Gazzetta Ufficiale, sostanzialmente identico alla bozza circolata nella giornata di ieri. Dove tra le tante criticità, quelle sottolineate da più parti sono il limite dei 25.000 euro per i prestiti garantiti dallo Stato senza istruttoria, ritenuto troppo basso, e i tempi di restituzione in 6 anni, considerati troppo brevi.
“Quando hanno parlato di 400 miliardi di euro mi son detto contentissimo - spiega Farinetti - poi quando ho letto il testo mi sono meravigliato, anzi è pericoloso, destabilizzante. Le tasse sono rimandate di pochi mesi, non serve a niente. Ci sono un sacco di imprenditori che pretendono iniezione di liquidità senza vincoli, ma su questo non sono d’accordo, si rischia di darli a chi non merita facendo casino. Facciamo debito, facciamo una misura davvero straordinaria, ovvero un “debito di guerra” che non costerà nulla perchè il 90% delle imprese quel debito lo restituirà. Facciamolo almeno a 20 anni, se non si riesce a 30 anni, magari, per i primi 6 anni, senza interessi. Da concedere con un’autocertificazione per erogare subito i soldi, poi l’Agenzia delle Entrate controllerà, oggi è semplice incrociare i dati, e chi ha fatto il furbo rubando vada anche in galera, ma intanto agiamo. E, nel frattempo, poi si velocizzino gli strumenti già messi in campo: ancora oggi non sono arrivati i soldi della Cassa Integrazione, i 600 euro per i professionisti. Muoviamoci. La cosa preoccupante, è che in questo Governo non si percepisce cultura di impresa, che è il fondamento dell’Italia, 5 milioni di imprenditori che creano lavoro. Quindi senza forconi, senza chiasso, chiediamo misure urgenti, con dignità, e mettiamo al centro l’impresa”.
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